In Inghilterra, sentenza storica delle Royal Courts of Justice di Londra che ha respinto un ricorso di una coppia per diventare genitori affidatari. Eunice e Owen Johns, cristiani pentecostali di 62 e 65 anni, erano ricorsi all’Alta Corte a seguito della preoccupazioni espresse da un assistente sociale. I coniugi Johns avevano infatti dichiarato che non avrebbero potuto dire ad un bambino che l’omosessualita’ è uno stile di vita accettabile. I due pentecostali, scrive l’Independent, avevano chiesto ai giudici di non fare della loro fede un ostacolo a diventare genitori affidatari e di difendere invece i loro valori cristiani. La sentenza ha avuto un esito diverso: i giudici hanno stabilito che le leggi che tutelano dalle discriminazioni sessuali dovrebbero avere la precedenza sul diritto di non essere discriminati sulla religione. “Nessuno sta affermando che i cristiani (o, per quella materia, ebrei o musulmani) non sono persone adatte per l’affidamento o adozione. Nessuno sta cercando di delegittimare il cristianesimo o qualsiasi altra fede o credo.” si legge nella sentenza “Al contrario , è fondamentale per la nostra legge e il nostro modo di vita che tutti siano uguali davanti alla legge e pari in quanto esseri umani … deve essere garantito ,infatti,il diritto alla dignità e rispetto.
Siamo consci, tuttavia, non solo che la sharia è ancora valida in molti luoghi, ma che l’omosessualità sia considerata ,ancora, in qualche Stato come un reato capitale..Noi viviamo in questo paese ,dunque,in una società democratica e pluralistica, in uno stato laico, non una teocrazia “
“Sentiamo di essere esclusi e che per noi non c’e’ posto nella societa’”, hanno dichiarato i perdenti. “L’Inghilterra sta diventando la capofila dell’intolleranza alle religioni”, ha invece affermato il direttore del Centro cristiano di supporto legale. Ben Summerskill, direttore di Stonewall, associazione di supporto a gay, lesbiche e bisessuali ha invece dichiarato: “Siamo felici che la sentenza storica dell’Alta Corte abbia preferito il rispetto del ventunesimo secolo ai pregiudizi dell’Ottocento.
Fonte UAAR