Si è puntato il fucile al volto e poi ha fatto fuoco. Un colpo per farla finita. Aveva 31 anni ed era di Selargius, Beniamino Cabras, il caporal maggiore scelto della Brigata Sassari che si è tolto la vita con l’arma d’ordinanza.
SASSARI. Era di guardia nella garitta interna, proprio dietro il cancello d’ingresso della caserma Gonzaga di Sassari, in via Carlo Felice. In quel momento non c’era nessuno che potesse vederlo né, quindi, che potesse intervenire per fermarlo. È stato il colpo di fucile a far accorrere i compagni, ma purtroppo per il caporale non c’era più niente da fare. Alla Gonzaga sono arrivati i carabinieri e il sostituto procuratore Paolo Piras.
Obbligatorio aprire il fascicolo, anche se sulla dinamica non ci sono dubbi di nessun genere.
NESSUN SEGNALE – Il giovane sottufficiale era una persona tranquilla e mai aveva mostrato segni di cedimento o sintomi di una depressione.
Alle spalle, aveva cinque missioni all’estero dal 2001: Kosovo, Albania, Iraq e due volte in Afghanistan. Ad informare i familiari, sono stati alcuni ufficiali del 151° reggimento della Brigata Sassari accompagnati da padre Mariano Asunis. La Brigata Sassari, per Beniamino Cabras, era stata una scelta di vita, aveva deciso di arruolarsi dopo aver completato le scuole superiori e da allora aveva seguito il suo percorso professionale con impegno e dedizione. Il caporale Cabras si era stancato del mondo, ma se n’è andato con la sua divisa da sassarino.
CAPPELLACCI – Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, si è recato a Selargius, a casa del caporalmaggiore della Brigata Sassari, Beniamino Cabras, per portare il proprio cordoglio ai familiari.
Da l’Unione Sarda