La Corte Suprema del Brasile ha riconosciuto alle coppie gay gli stessi diritti legali delle coppie etero, aprendo la strada al riconoscimento delle unioni civili omosessuali. I 10 giudici si sono espressi all’unanimità a favore dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, sottolineando che “nessuno dovrebbe essere privato dei propri diritti sulla base dell’orientamento sessuale”.
“In mancanza di una legge approvata dal Congresso che regolamenti le unioni civili gay e i matrimoni omosessuali, il riconoscimento della Corte Suprema è la cosa migliore che potesse succedere”, ha commentato il giudice Maria Berenice Dias, secondo la quale i diritti delle ‘unioni stabili’ sono virtualmente gli stessi del matrimonio, tutelando i membri della coppia anche sul piano economico e sociale in materia di pensioni, eredità e assistenza sanitaria.
A favore del riconoscimento dei diritti legali alle coppie gay si era schierato anche il procuratore generale Roberto Gurgel. Il Brasile entra così a far parte del ristretto numero di Paesi che riconoscono le unioni civili omosessuali. Nel 2007, l’Uruguay ha aperto la strada nel continente sudamericano, seguita nel 2010 dall’Argentina, la prima del Cono Sur a legalizzare i matrimoni gay.
E a quest’ultima guarda Marcelo Cerqueira, a capo del Gruppo Gay di Bahia, che ha invitato “il Senato a seguire l’esempio” di Buenos Aires. Il verdetto della Corte Suprema ha suscitato la forte reazione delle gerarchie cattoliche, secondo le quali si tratta di un “assalto frontale” alla famiglia. Per Hugo Jose de Oliveira, avvocato per la Conferenza dei Vescovi, “la pluralità ha i suoi limiti”.
Fonte rainews24