L’acronimo LGBT mette in luce diversi orientamenti sessuali tra cui la bisessualità. Sono molti i fraintendimenti attorno a questo termine e, per questo motivo, pare appropriato fornire una definizione: “Sono bisessuale perchè riconosco di poter essere attrata da più di un sesso o genere, non necessariamente allo stesso modo, non necessariamente nello stesso momento, non necessariamente nella stesa misura.” Queste sono le parole di Robyn Ochs, attivista bisessuale americana con all’attivo diverse pubblicazioni, tra cui l’antologia “Getting be: Voices of Bisexuals Around the World”, “Recognize: The Voices of Bisexual Men” nonché editor de “Bisexual Resource Guides”, una guida pubblicata annualmente dal 1990 al 2002.
Dunque, a dispetto di chi pensa che essere bisessuali significhi che l’attrazione e l’amore si dividano sempre e comunque al 50% tra i due sessi o generi, esistono persone bisex romanticamente attratte da un sesso ed eroticamente da un altro; persone che si relazionano sentimentalmente con un/una partner del sesso opposto in un dato periodo di tempo per poi costruire una relazione con una persona dello stesso sesso e, nel corso degli anni, impegnarsi ancora con una persona del sesso opposto; infine, è possibile vi sia una predilezione verso un sesso o genere. Fluidità può essere un’ottima parola chiave per descrivere questo orientamento.
Quando si parla di bisessualità ci sono alcuni quesiti che ricorrono in modo abituale.
Il primo riguarda quanto questa sia diffusa. In assenza di significativi studi italiani, possiamo far riferimento agli ultimi dati resi noti in Gran Bretagna dall’ONS (Office for National Statistics) che, dall’anno 2009, dedica una pubblicazione separata al tema dell’identità sessuale. I dati raccolti nell’anno 2015 riportano che 242.000 persone, nella fascia di età tra i 16 e i 24 anni, si identifica in una delle lettere LGB e si evidenzia come in soli tre anni vi sia stata una crescita del 45% di persone che si dichiarano bisessuali, sfiorando una percentuale pari all’1,8% del campione.
Il secondo quesito riguarda gli eventuali problemi che una persona bisessuale può incontrare rispetto, ad esempio, ad una persona omosessuale. Indubbiamente il tutto è in gran parte riconducibile agli stereotipi, alla cancellazione dell’orientamento (definita bi-erasure) e al coming out.
Per quel che riguarda gli stereotipi, la definizione di Robyn Ochs vista e analizzata in apertura ci aiuta ad abbatterli, fornendo un quadro più chiaro che ci auguriamo possa portare anche all’azzeramento dei pregiudizi.
Dal punto di vista della bi-erasure, non partiamo dal presupposto che parlare di gay e lesbiche sia una sufficiente descrizione della comunità LGBT, suggerisce Ramki Ramakrishnan in “Bisexual Politics for Lesbian and Gay Men“, così come non riteniamo la parola gay inclusiva del sentire delle lesbiche o, ancora, che le culture queer bianche siano una sufficiente rappresentazione del movimento queer mondiale. Seguendo questa linea di pensiero, diamo risalto a tutte le lettere dell’acronimo LGBT con lo scopo di creare uno spazio inclusivo in cui tutte le differenze sono riconosciute e valorizzate.
Il coming-out risulta uno degli aspetti più critici; partiamo dalle parole di Gigi Raveb Wilbur, attivista bisessuale che, assieme a Wendy Curry e Michael Page, ideò nel 1999 la giornata del bisexual day (23 settembre) “Fin dalla rivolta di Stonewall, la comunità gay e lesbica è cresciuta in forza e visibilità. Anche la comunità bisessuale è cresciuta in forza ma per molti versi siamo ancora invisibili. Anche io sono stato condizionato dalla società ad etichettare automaticamente una coppia che cammina mano nella mano come etero o gay, a seconda del genere di ciascuna delle due persone”. L’orientamento sessuale delle persone non può essere dedotto dal sesso del/della partner. Così come una persona può essere gay/lesbica e single, un’altra potrebbe essere bisessuale e in una relazione same-sex, bisessuale e single o bisessuale e in relazione con una persona del sesso opposto. Quindi un’ipotetica “relazione lesbica” potrebbe includere due donne bisessuali o una bisessuale e l’altra no. Questo preambolo si è reso necessario per porre l’accento su un dato oggettivo: una persona bisessuale si trova spesso nella condizione di ripetere più volte il coming-out per evitare incomprensioni o falsificazioni in relazione al sesso del/della partner. Fermo restando che non si vuole in alcun modo sminuire il lavoro personale di ciascuno di noi e il talvolta complesso processo che, con sofferenza ma consapevolezza porta al coming-out, è un dato obiettivo che le persone omosessuali attraverseranno un unico percorso di destrutturazione e di “uscita dall’armadio” (out of the closet), a differenza di quelle bisessuali che si troveranno a destrutturare e ad uscire dall’armadio più e più volte.