Le coppie di fatto trovano casa anche a Banari: approvato il Registro comunale delle Unioni Civili
Banari. Il consiglio comunale ha approvato, alla fine di Aprile, il Registro delle Unioni Civili, proposto dalla consigliera Maria Rosaria Cherchi, diventando così il quarto comune della provincia di Sassari, dopo Porto Torres, Sassari e Tissi, ad aver compiuto questo passo di grande civiltà. “Personalmente credo che l’istituzione del registro delle unioni civili sia un atto di civiltà , che contribuirà a sensibilizzare sull’argomento la popolazione di Banari che si è sempre dimostrata recettiva e aperta ” sostiene la consigliera Cherchi nel suo intervento. E dopo aver ricordato la vicenda dei Dico, nel 2007, i richiami del Parlamento Europeo e l’ultima sentenza della Cassazione sul diritto delle coppie gay ad “un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata“, la Cherchi procede ad illustrare la proposta di registro. Nei principi generali, in testo presentato, si richiama allo Statuto comunale, art.1, comma 3 in cui il Comune si impegna alla “rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono l’effettivo sviluppo della persona umana e l’eguaglianza degli individui;“. Si impegna quindi ad assicurare a tutte le coppie unite civilmente “l’accesso a tutti i procedimenti, benefici e opportunità amministrative di varia natura, alle medesime condizioni riconosciute dall’ordinamento alle coppie sposate od assimilate”. E, per fugare ogni dubbio, nel registro si specifica che le coppie devono essere formate da due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso. Non ce ne dovrebbe essere bisogmno ma, in Italia, l’omosessualità non gode di particolare rispetto. Nessun diritto riconosciuto ma anzi, implicitamente, la Legge Mancino del 1993 ne promuove quasi la discriminazione, sanzionando tutti i crimini di odio tranne quelli motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.
E’ per questo che atti simbolici come l’approvazione dei registri comunali delle Unioni Civili o di mozioni di condanna dell’omofobia assumono una forte rilevanza non solo politica ma sociale e culturale. Come dire: gay e lesbiche sono cittadini come gli altri e, il Comune, nell’ambito dei propri poteri (assai limitati purtroppo), riconosce loro pari dignità e pari diritti.
Un plauso arriva dal Movimento Omosessuale Sardo, da tempo impetgnato in una campagna per l’approvazione di registri comunali delle Unioni Civili in tutti i comuni della Sardegna. “Se tutti i comuni della Sardegna si doteranno di questo strumento, faciliteranno l’approvazione di una legge regionale per le coppie di fatto che darà a quegli atti, per ora principalmente simbolici, un valore superiore in tema di riconoscimento dei diritti e quindi iscriversi avrà anche un significato” ci dice Massimo Mele, presidente del MOS, in risposta a quanti criticano “l’inutilità dei registri in cui nessuno si iscrive”. “Come atti simbolici hanno il loro valore a livello culturale e sociale ma se inseriti in un quadro regionale diventeranno atti che riconoscono diritti reali a livello sanitario e familiare” conclude.
Si attendono ora i prossimi comuni che seguiranno l’esempio.