A spingerlo a farla finita, la criminale idiozia di due suoi coetanei, che tre giorni prima la sua morte lo avevano ripreso di nascosto
venerdì 01 ottobre 2010 , di la StampaUSA. Un video online induce al suicidio il diciottenne Tyler Clementi e l’Università di Rutgers dove studiava è al centro delle indagini della polizia del New Jersey, impegnata a ricostruire come Internet abbia potuto innescare il suicidio del promettente violinista. Ciò che emerge è una trama che somma bullismo online e intolleranza per i gay in un ateneo dove gli alunni versano fino a 40 mila dollari l’anno per frequentare i corsi. Tutto inizia con un messaggio postato su Twitter il 19 settembre da Dahrum Ravi, compagno di stanza di Clementi: «Mi ha chiesto la camera fino a mezzanotte, sono andato da Molly, ho acceso la videocamera e l’ho visto strofinarsi con un altro».
Molly è una ragazza asiatica amica di Ravi e assieme decidono di mettere online il video amatoriale che ritrae Clementi mentre si bacia con un amico. L’impatto sul ragazzo deve essere stato devastante perché tre giorni dopo scrive su Facebook «Mi getto dal George Washington Bridge, scusatemi» e si toglie la vita nelle acque dell’Hudson, testimoniando l’incapacità di resistere all’improvvisa divulgazione del bacio gay.
Chi lo conosceva ne parla come di un ragazzo molto riservato nel campus universitario di Piscataway, in New Jersey, «dolce e timido» nonché appassionato di musica e molto apprezzato nel suonare il violino. Arkady Leytush, direttore artistico dell’orchestra dove suonava, parla di «evento drammatico nella New York del XXI secolo, dove un ragazzo promettente può essere ucciso da un filmato rubato grazie a Internet». A conferma del carattere schivo solo 3 studenti su 50 hanno detto alla polizia di conoscerlo mentre lui, su Facebook, aveva scelto come frase preferita una citazione della canzone «Non mi innamorerò più»: «Cosa ricevi quando baci un ragazzo? Abbastanza germi per prendere la polmonite».
Per il procuratore della contea di Middlesex che guida le indagini, Dahtum Ravi e Molly Wei, coetanei di Clementi, sono colpevoli di «violazione della privacy» a causa della scelta di diffondere il filmato e rischiano una condanna alla massima pena prevista: 5 anni di carcere. Ma per le associazioni per la difesa dei diritti dei gay fermarsi alla condanna dei due ragazzi è troppo poco. «Bisogna considerare il suicidio di Clementi come un delitto a sfondo razzista» dichiara al New York Times Steven Goldstein, presidente di Garden State Equality, secondo il quale «nessuno conosceva la sessualità di Clementi, poteva essere gay o bisex» ma il video ha voluto «umiliarlo in quanto gay» facendo leva su pregiudizi e intolleranza largamente diffusi fra i più giovani.
La richiesta alla polizia del New Jersey è dunque di «fare luce sull’ostilità nei confronti dei gay» e gli agenti continuano a indagare, senza escludere che la decisione di mettere online il video possa essere stata presa da un più ampio numero di ragazzi.