Pubblichiamo di seguito l’intervento del vescovo di sassari, mons. Atzei, sull’approvazione del registro delle Unioni Civili nel nostro comune. Ci era apparso strano, ed eravamo stati positivamente colpiti, che dalla chiesa cittadina arrivasse quasi una “benedizione” all’approvazione («Passo di laicità, piccola cosa in fondo dovuta»), come se in questi anni ci fosse stata un’evoluzione civile e, in qualche modo, liberale del pensiero di Atzei. Purtroppo non è così. Anni fa, sempre Atzei, definì le unioni omosessuali “un bacillo cancerogeno della società”, esprimendo, con un paragone infelice e irrispettoso di chi oggi muore davvero per il cancro, che non è un peccato ma una malattia seria, tutta l’ignoranza di un’omofbia interiorizzata che fa della Chiesa il principale ispiratore della violenza antigay. Paradossale che proprio quelli che si riempiono la bocca di parole come amore, fratellanza, carità ecc. siano i primi a insegnare l’odio e il rifiuto del prossimo, ad invocare leggi discriminatorie, a supportare la pena di morte per omosessualità (come ha fatto il Vaticano all’ONU), a propagare, nella nostra società, tutti quei valori negativi che, sempre secondo i cattolici, Gesù avrebbe combattuto. Mi verrebbe da dire che questa è blasfemia: esprimere odio e incitare alla violenza (anche se indirettamente) in nome di Dio. Eppure è vero che a capo delle violenze, dei massacri e delle guerre, c’è sempre la religione, nella sua forma più fanatica e integralista. C’erano i capi religiosi a benedire i naziskin che aggredivano i gay ai pride di Belgrado e Mosca, così come a Gerusalemme fanno gli ortodossi, e nei paesi arabi i musulmani integralisti. E c’è sempre uno sfondo religioso nei deliri della destra italiana, di organizzazioni violente come Militia Christi e delle tante altre che organizzano periodicamente pestaggi e omicidi.
Eppure la tesi di mons Atzei è una tra le più ridicole e anche rivelatrice di una profonda ignoranza del prelato che confonde naturale con religioso. Si spinge addirittura oltre, presupponendo una derivazione “naturale” della cultura occidentale (“Chiaro che questa scelta modifica la stessa organizzazione sociale e mina alle radici mentalità, costumi, valori così strutturanti la società che, se venissero a mancare, essa non sarebbe più quella originaria, naturale.”). Parole simili sono musate dai vari mullhà integralisti per difendere l’ordine “naturale” dell’organizzazione sociale da loro imposta alla società. Tutti gli integralisti considerano “naturali” le loro convinzioni religiosi o addirittura l’organizzazione stessa delle loro società, che altro non sono se non l’esito di lunghissimi processi evolutivi culturali, che di naturale non hanno proprio niente. Naturale è ciò che esiste in natura senza l’intervento dell’uomo. Come lo possono essere delle scritture, per quanto sacre?? L’uomo che si erge al di sopra del Dio che dice di servire non è forse una macroscopica contraddizione rispetto agli stessi insegnamenti cattolici??
Troppo facile dire che gli omosessuali non devono essere discriminati ma nemmeno riconosciuti. Si fa finta di rifiutare quella stessa omofobia di cui si è l’artefice. No, caro mons. Atzei, Lei non è contro la discriminazione delle persone omosessuali, lei ne è il fautore, il mandante morale. E sia più accorto nell’uso dei termini: la famiglia è una costruzione culturale relativa alla società che la promuove e mai, e poi mai, può essere considerata un’organizzazione naturale. Le sarebbe bastato leggere la Costituzione italiana, scritta principalmente da cattolici, dove parla di famiglia come strutturazione (il matrimonio) della “società naturale”, ovvero di quell’insieme di persone che, per natura, sono portate alla socialità. Per fortuna i cattolici sono oggi molto più avanti degli esponenti del Vaticano, uno Stato antidemocratico, maschilista e attraversato da scandali di ogni tipo, da quelli sessuali, a partire dalla pedofilia, a quelli finanziari, come il riciclaggio del denaro mafioso attraverso lo IOR. La Chiesa non ha più niente da insegnare a livello morale, dovrebbe solo umilmente chinare il capo e chiedere scusa per tutto il male che ha fatto al mondo e, nello specifico, per tutte le violenze e i massacri di gay, lesbiche e trans che avvengono nel mondo in suo nome.
Nei giorni 8 e 10 luglio scorsi, sono apparsi sulla Nuova due pezzi nei quali, rispettivamente, veniva citata e coinvolta la mia persona. Si tratta della mia «reazione» circa l’impianto del registro delle unioni civili nel Comune di Sassari e un mio eventuale «intervento» (politico?) su tale scelta. La frase, estrapolata da un contesto di riflessione più ampia e articolata (richiesta ed espressa per telefono), non riportata integralmente per ragioni di spazio: «Passo di laicità, piccola cosa in fondo dovuta», non rende ragione alla posizione ufficiale della Chiesa che ho cercato di esprimere in poche battute e ora cerco di chiarire.
Di fronte al fenomeno delle unioni omosessuali, diverse sono le posizioni delle autorità civili: di tolleranza, di riconoscimento onde evitare discriminazioni, talvolta di equivalenza legale di tali unioni al matrimonio in senso proprio, fino alla possibilità che venga riconosciuta la capacità giuridica per l’adozione di figli.
Una retta e serena coscienza morale non può non opporsi sia al riconoscimento civile di tali relazioni, sia ad ogni forma di discriminazione delle persone omosessuali. Ci si dovrebbe guardare da certa tolleranza che nasconde forme ideologiche e atteggiamenti buonisti usati non proprio per il vero bene della persona, secondo la verità integrale del suo essere, così come costituito in natura.
Tanti i richiami di valore. Quelli di ordine biologico-antropologico e sociale: ogni persona proviene da una coppia formata da un uomo e da una donna. Essere introdotti all’esistenza con questa verità-realtà, offre garanzie di relazioni e di affetti così fondamentali da costituire un patrimonio sicuro e d’incalcolabile valore per la strutturazione della famiglia e per essa della società, di cui è cellula. Quelli di ordine giuridico: tale punto originario dell’ordito naturale, qual è la famiglia, non dovrebbe essere mai compromesso con scelte che destabilizzano tale istituto naturale, inducendo le giovani generazioni ad una concezione impropria, secondo la Chiesa erronea, della sessualità, e ad una disaffezione della comune vocazione al matrimonio. E non meravigli il fatto se oggi il vincolo matrimoniale dell’uomo e della donna, privato delle sue necessarie difese, registri una continua erosione dei suoi intrinseci valori, da lasciare sconcertati.
L’autorità civile, infatti, non fa tutto quello che dovrebbe per affermare, educare, promuovere e difendere l’istituto matrimoniale, come il dettato costituzionale e successive leggi richiederebbero.
Conseguente che la Chiesa smascheri la tolleranza subdola che tende alla legittimazione dei cosiddetti «diritti» delle unioni omosessuali. Pertanto il rischio, insito nell’impianto di un registro delle istituzioni civili, non consiste tanto nella decisione in sé che prende atto di una realtà (il mio intervento partiva da questo dato), piuttosto nel fatto che innesca un processo di successive richieste analoghe a quelle dell’istituto matrimoniale, che verrebbe concomitantemente svilito nel suo valore fondamentale, primario per qualsiasi società.
Una cosa è, infatti, il comportamento omosessuale come fenomeno privato, altra è la sua accoglienza come relazione sociale legalmente approvata fino a diventare un’istituzione nell’ordinamento giuridico di un Paese. Chiaro che questa scelta modifica la stessa organizzazione sociale e mina alle radici mentalità, costumi, valori così strutturanti la società che, se venissero a mancare, essa non sarebbe più quella originaria, naturale.
E veniamo alla richiesta dell’«intervento» dell’Arcivescovo. Premetto (e me ne scuso) che non conosco bene i termini del dibattito nell’aula consiliare del Comune di Sassari circa il registro delle unioni civili, ma dal resoconto fatto dai vari organi di comunicazione mi sembra che non tutti i consiglieri che si definiscono «cattolici», di qualsiasi partito, abbiano preso una chiara posizione in merito, alla luce dei valori di fede professati, dissociandosi con argomentazioni appropriate.
Di fatto, tale registro, «pur piccola cosa», non sembra essere per il bene globale della persona e della collettività, piuttosto appare una concessione quasi «dovuta» a certa mentalità imperante, che non aiuta a chiarificare, anzi confonde le idee e i comportamenti di una società che sta perdendo i suoi riferimenti alle ragioni etiche fondamentali e che ormai disciplina le sole relazioni esterne, senza preoccuparsi minimamente dei valori che le fondano.
Concludendo, quell’«intervenga Atzei» mi sembra invochi, più che un’impossibile sostituzione di ruoli, una più alta consapevolezza da parte di coloro che si dicono consiglieri «cattolici».
Paolo Atzei, Arcivescovo di Sassari (fonte La Nuova sardegna)
Dal saggio “Maledetti froci & maledette lesbiche” di Maura Chiulli che invito mons. Atzei a leggere, riporto: “Gran parte della violenza contro gli omosessuali viene giustificata dall’idea che i gay siano contro natura. (Radio Vaticana, marzo 2007, mons. Sgreccia: Le coppie omosessuali vanno contro la legge naturale e un’unione affettivamente stabile come se fosse una famiglia, tra persone dello stesso sesso, è contro natura). Il prof. Lingiardi risponde con queste parole: <> “.
Aggiungo: in natura ci sono almeno 400 specie animali che cui è stata individuata l’omosessualità, una sola in cui è stata individuata l’omofobia….
Mi sono accorta che sono sparite le parole del prof. Lingiardi che aggiungo: …..C’è sempre una cultura che decide che cosa sia la natura. E comunque, la legge naturale non dovrebbe derivare dall’osservazione della natura? Se per omosessualità si intende l’atto omosessuale in sé, ovviamente esso è naturale perché esiste in natura. Quanto agli affetti e alla loro organizzazione, questi in nessun caso sono naturali, perché imprescindibili dal contesto culturale in cui si sviluppano, omo o etero che siano….
semplicemente mi domando come questi paludati ignoranti possano disquisire su argomenti a loro ignoti nella pratica, per loro libera scelta, l’amore e la sessualità sono necessità e dono comunque si esprimano, e se rafforzati dal progetto di condivisione insito nella coppia,non possono essere giudicati da nessuno.
mi chiamo come il monsignore, sono eterosessuale, padre di cinque figli, quasi suo coetaneo, vorrei solo dirgli che in natura la diversità sessuale è ricchezza e che spesso. almeno negli animali più evoluti si manifesta liberamente
Sono come tutti gli altri con un piccolo difetto pero” e una malattia come tante e deve essere riconosciuta e curata.
il difetto l’hai tu nel cervello!
Chi ha il piccolo difetto? Di chi parliamo? Le persone omosessuali hanno più di un difetto piccolo o grande, esattamente come tURUZZU, Mons. Atzei e tutte le altre persone…….questi “difetti” dipendono dal fatto che non esiste la perfezione (che non è neppure definibile) per nessuno. Quanto alla malattia che deve essere riconosciuta e curata anche riguardo a questo siamo tutti portatori di salute imperfetta…compreso chi mi ha preceduto e il sopraccitato arcivescovo……. In questo momento la malattia che è più urgente curare affinché non diventi epidemia è l’OMOFOBIA.
cara maria paola, credo che considerare la diversità, malattia, sia fuorviante,se gli schemi naturali implicano varietà anche nei comportamenti sessuali, perché volerli giudicare? e non invece accettarli semplicemente ? le regole morali hanno senso quando difendono le relazioni sociali, altrimenti diventano strumento oppressivo.
concordo pienamente sulla sua ultima affermazione!
Ciao Antonio, forse ho espresso male il mio pensiero che voleva criticare il commento di tURUZZU…infatti è lui che parla di difetto e malattia da riconoscere e curare. Io volevo generalizzare e quando parlo di malattia mi riferisco anche al raffreddore o ad altri acciacchi che purtroppo affliggono i vivi…..chi ne immune? Certo non ho mai considerato malattia l’omosessualità. Riguardo alla mia posizione sull’orientamento sessuale e su altro mi sono espressa più volte e, mi pare chiaro da ciò che scrivi, condivido completamente le tue opinioni.
Il papismo, cioè quella religione che riconosce infallibilità al papa, è contro natura, quindi non dovrebbe essere legalmente riconosciuto e i papisti andrebbero curati in quanto malati! Infatti l’omosessualità, fino a prova contraria, è da sempre in natura ed in ogni cultura. Invece il papismo non si trova in natura e tra gli esseri umani esiste da meno di duemila anni, anzi nelle Americhe da meno di un millennio, cioè uno sputo di anni se paragonati ai tempi dell’evoluzione umana. Perciò il papismo è contro natura e quindi andrebbe censurato e curato, sebbene a malapena tollerato, secondo il suo stesso ragionamento! “Perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati” – Matteo 7:2, versione CEI.