In migliaia ai tre cortei pacifici, poi l’ala dura si prende la scena. Al cantiere sei ore di guerriglia. I manifestanti: assedio riuscito. La Questura: black bloc stranieri
CHIOMONTE (TORINO)
Guerriglia in Valle di Susa. Nella giornata di protesta nazionale contro la Tav scontri violenti si sono susseguiti per ore attorno al cantiere di Chiomonte, dove nelle prossime settimane si comincerà a scavare il tunnel esplorativo della nuova ferrovia Torino-Lione.
I black bloc sono entrati in azione, come si temeva alla vigilia, per tentare di entrare nel cantiere della Maddalena di Chiomonte: il bilancio dei feriti tra le forze dell’ordine è molto alto: quasi 200. Ferito anche un dipendente del cantiere e molti No Tav – qualche decina – il numero è ancora imprecisato.
Quattro manifestanti sono stati arrestati e un altro denunciato a piede libero. Ma c’èstata anche una parte pacifica della manifestazione, sottolineavano in serata – a scontri ormai finiti – sindaci e molti No Tav della Valle di Susa. Le dichiarazioni di Alberto Perino, storico leader del movimento No Tav, non smorzano però la tensione: «Le violenze le ha commesse chi ha sparato i lacrimogeni ad altezza d’uomo».
Contro le forze dell’ordine schierate a difesa dell’area recintata nei giorni scorsi, dopo lo sgombero avvenuto lunedì, sono state lanciate grosse pietre, bastoni, petardi e altri pericolosi oggetti, come i martelletti usati sui mezzi pubblici per rompere i vetri in caso di pericolo. Alla fine si contano 188 feriti tra carabinieri (37), poliziotti (130 del reparto mobile, un dirigente, cinque funzionari) e finanzieri (15), alcuni in modo abbastanza grave. Tra i No Tav il conteggio dei feriti è invece difficile se non impossbile: uno è stato portato al Cto di Torino, sei hanno avuto bisogno del trasporto in ambulanza, un’altra quindicina è stata medicata direttamente alla baita del presidio No Tav. Uno studente veneziano di 19 anni è ricoverato all’ospedale di Susa con un «politrauma toracico e addominale»: sarebbe stato colpito da un candelotto lacrimogeno da distanza ravvicinata.
Per la Questura i manifestanti in totale sono stati 6.000, per i No Tav dieci volte tanto. «Siamo oltre 50 mila», avevano detto trionfalmente questa mattina quando la situazione era ancora abbastanza tranquilla. I lavori al cantiere sono stati fermati, ma riprenderanno domani; chiusa anche l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, mentre sulle statali si sono formate lunghissime code. In serata sono state riaperte l’A32 e la statale 24. Tra i manifestanti molti erano quelli arrivati da fuori, da molte regioni italiane e anche dall’estero (parlavano inglese), da Francia, Germania, Spagna. Tra di loro si annidavano i professionisti dello scontro violento. E sono quelli che hanno trasformato i boschi subito sopra il piazzale della Maddalena in un campo di battaglia. Lo scontro è stato violento e lo si avvertito anche a chilometri di distanza, sentendo le esplosioni della bombe carta lanciate dai manifestanti più violenti e le scie dei lacrimogeni sparati dalle forze dell’ordine per allontanare gli aggressori tra i boschi di Ramats.
Nel pomeriggio un nuovo fronte di tensione si è creato più a valle, nella zona della centrale idroelettrica, dove lunedì scorso la ruspa scortata dalle forze dell’ordine si era aperta la strada per spazzare via le barricate erette in oltre un mese di occupazione della “Libera Repubblica della Madalena”. «Abbiamo vinto – ha detto a fine giornata Perino – perchè volevamo assediare il cantiere e ci siamo riusciti«. La calma è tornata nella serata, poco prima del calare del sole, quando sul ponte della Valle Clarea una delegazione di No Tav, a braccia alzate, ha incontrato dirigenti e funzionari di polizia. Ma la protesta No Tav non finisce, continuerà nel campo affittato lungo il fiume, ora trasformato in un campeggio. Si spera che le violenze siano finite, anche se l’avversione all’opera continua a essere molto forte e nessuno davvero sa cosa succederà.
Fonte lastampa.it