Nel giorno della camminata contro il razzismo, dobbiamo purtroppo segnalare questo triste episodio di discriminazione. Un articolo de La Nuova Sardegna
ALGHERO. Le hanno cacciate via da un bar del centro dove erano entrate per comprare una brioche. «Qui voi zingari non siete graditi, lo sapete benissimo», ha detto laconica la titolare del locale. E pensare che le due sorelline rom, alunne di una scuola media cittadina, stavano soltanto cercando ristoro dopo la lunga marcia «contro ogni forma di discriminazione razziale» organizzata dal secondo circolo didattico. Una vera beffa che le due bambine non dimenticheranno. Così come la loro insegnante, scoppiata in lacrime davanti a tutti per l’umiliazione.
La giornata di ieri era iniziata nel migliore dei modi. Perchè anche un bel sole primaverile sembrava voler celebrare la data del 22 marzo, ricorrenza internazionale dedicata all’accoglienza di chi arriva da Paesi lontani e al rispetto delle altre culture. Una festa che gli studenti di Alghero avevano preparato da tempo con dibattiti e lavori in classe, anche attraverso la lettura della Costituzione italiana. Una festa culminata con un grande corteo di studenti degli istituti di ogni ordine e grado, che partito da piazza della Mercede ha attraversato tutto il centro storico per poi sfociare nel cortile della scuola Maria Immacolata, dove si è tenuto un piccolo concerto. Nessuno, insomma, poteva minimamente immaginare che una manifestazione così sentita e importante, specie di questi tempi, sarebbe potuta essere rovinata da un episodio di ordinario razzismo. E invece è proprio quanto è accaduto.
Le due bambine rom, come molti loro compagni, a metà mattina, pur sotto l’attenta sorveglianza dei docenti, si sono staccate dal corteo per invadere allegramente i bar o i negozi di alimentari e fare merenda. Ma appena varcata la soglia della «Casa del caffè», accanto ai giardini pubblici, sono state aggredite verbalmente. È la stessa titolare, Anna Cuccuru, che quasi con candore dice la sua verità. Senza scordarsi l’immancabile premessa di chi è quantomeno intollerante: «Io non sono razzista». Poi racconta: «È vero, appena ho visto entrare nel bar le due ragazzine rom ho subito detto loro che non erano le benvenute. Non m’interessa se non è corretto o addirittura contro la legge, io e i miei soci abbiamo ottime ragioni». Eccole, le buone ragioni: «Da quando lavoro qua – continua – ho sempre trattato gli zingari come gli altri clienti, anzi meglio: spesso e volentieri offrivo loro le colazioni, altre volte conservavo i vestiti usati per ragalarglieli. Ma un giorno mi sono sentita tradita da due donne rom che hanno allungato le mani sulla cassa e sono fuggite con 150 euro. Da quel momento ho cambiato atteggiamento: io nomadi qua dentro non ne voglio più vedere».
Francesco Sanna, il dirigente scolastico che ha organizzato la marcia contro le discriminazioni razziali, viene a conoscenza dei fatti solo in tarda mattinata, quando l’insegnante delle due bambine si presenta in presidenza ancora sconvolta. E prima di commentare l’episodio dice di voler parlare con il padre delle sorelline, sia per tutelarle sia per valutare il da farsi. Anche il papà prende tempo e fa sapere che intende ascoltare con attenzione quanto gli racconteranno le figlie. Si scopre così – seppure questo sia soltanto un dettaglio – che le piccole sono sì di etnia rom, ma che la loro famiglia è perfettamente integrata, vive in una comunissima abitazione e che il loro papà ha un normale lavoro a Sassari. Non solo: «Le alunne – racconta il preside – dopo un’iniziale diffidenza di alcuni compagni si sono fatte valere anche nel profitto e ora sono rispettate e ben volute da tutta la classe». Ulteriori sviluppi si conoscerenno oggi. Ma non è esclusa una denuncia.