Mercoledì 15 Giugno 2016 alle ore 17:00 presso la sala Angioy del Palazzo della Provincia di Sassari, MOS e noiDonne2005 promuovono il convegno “Omofobia e sessismo, una questione di GENDER“. L’incontro vedrà la partecipazione diFrancesco PIVETTA, docente di Filosofia e direttore della rivista di psicoanalisi ‘Varchi’; Patrizia PATRIZI, docente di Psicologia giuridica all’Università di Sassari; Silvia DE SIMONE, Famiglie Arcobaleno Cagliari; Federico ZAPPINO, studioso di filosofia politica e di teorie femministe e queer. Modera Maria Francesca CHIAPPE, Unione Sarda.
Negli ultimi anni l’opposizione al riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e trans, ha visto la nascita di decine di nuove sigle che, insieme a quelle storiche, hanno creato un fronte comune e dato vita ad una campagna antigay piuttosto aggressiva. Sentinelle in piedi, No gender, Manif pour tous e decine di altre sigle, espressione di quel fondamentalismo politico e religioso dichiaratamente contrario all’affermazione dei diritti delle persone gay, lesbiche e transgender e allarmato dalla possibilità che l’omofobia e la discriminazione diventino comportamenti sanzionabili. Una campagna bigotta e reazionaria che fa leva sull’ignoranza della popolazione, che spaccia stereotipi e pregiudizi per verità scientifiche e crea, ad arte, confusione e paura di un ipotetico futuro apocalittico. In questa confusione gli studi di genere, ovvero quegli studi che si occupano della distinzione tra il sesso biologico e gli aspetti psicologici e culturali legati al genere, diventano una non precisata “ideologia gender” portata avanti dalla “lobby omosessuale” per negare le differenze (anche biologiche) tra maschi e femmine, distruggere i generi e la “famiglia naturale”, promuovere uno “stile di vita omosessualista” e sviluppare una sorta di “eterofobia”. Questi fondamentalisti si richiamano ad un nucleo di credenze inscalfibili (fondate sulla lettura del vecchio testamento, delle lettere di San Paolo e della teologia di Tommaso d’Aquino) che stabilirebbero e giustificherebbero la sottomissione della donna al maschio, la necessità di procreare senza limiti all’interno delle unioni sacre e volute da Dio, nonché l’esclusività del dominio sessista maschile.
Un’offensiva a tutto campo che si svolge su più livelli: politico, legislativo, educativo ma, soprattutto, comunicativo. Con il supporto di alcuni organi cattolici e di destra e grazie all’appoggio di alcuni vertici della Chiesa Cattolica, sostengono le terapie riparative dell’omosessualità (una sorta di condizionamento mentale per l’eterosessualizzazione di gay e lesbiche), si oppongono ai progetti educativi di contrasto agli stereotipi ed alla violenza di genere, di educazione all’affettività e di lotta al bullismo e, soprattutto, si oppongono all’inclusione dell’omofobia e della transfobia tra le fattispecie di reato previste dalla legge Mancino (contro i crimini di odio) ed al riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e trans. Effetto di questa campagna l’istigazione all’odio e all’omicidio di diversi esponenti della Chiesa, come don Foddis, parroco di Arborea, che lo scorso anno evocò il lanciafiamme per fare pulizia dei gay, o don Massimiliano Pusceddu, parroco di Decimoputzu, che lo scorso 28 Maggio, durante l’omelia, tuonò con un sinistro “i gay meritano la morte”, rinnovato ieri a Radio24 “Gli omosessuali meritano la morte, quella spirituale come dice il Vangelo e sono nemici di Dio”.
Ma esiste realmente una “ideologia gender”? Può l’omofobia essere considerata una semplice opinione e non piuttosto un crimine di odio al pari del sessismo e del razzismo? Come superare il sessismo e l’omofobia senza una adeguata educazione al rispetto ed alla diversità?
Qual’è il vero scopo dei movimenti antigender, oltre quello economico (vendita di libri, organizzazione di incontri a pagamento ecc.) e quello elettorale?
L’incontro fa parte delle attività del percorso di Diritti al Cuore 2016, la manifestazione contro omofobia, razzismo e sessismo. Un appuntamento annuale per rivendicare, con orgoglio, i diritti e la piena cittadinanza di tutte e tutti.