Domani la Virtus annuncerà il progetto di sostenere l’inedito club, nato meno di un anno fa. Con il patron Sabatini, ci sarà anche Alessandro Cecchi Paone
La Virtus salta un’altra barriera, e si schiera a fianco dei gay. Anzi, stringe un’alleanza con la prima squadra gay in Italia, i bolognesi di Boga Basket.
IL PROGETTO – La formazione è fresca di fondazione, ma ha già partecipato ad alcuni tornei europei come la Dussel-Cup a Dusseldorf dove s’è piazzata al terzo posto. Di loro hanno parlato alcuni organi d’informazione specializzati del mondo gay e sulla pagina Facebook della squadra si legge che il campo di gioco è il Cierrebì di Bologna, ovvero una delle «case Virtus» sparse per la città. Ora la liaison è consolidata: Virtus sostiene un progetto con Boga Basket e domani i contenuti di questo accordo verranno illustrati da Claudio Sabatini, Diego Dolcini e Alessandro Cecchi Paone.
LA SQUADRA – «Non ci piace dire che siamo la prima squadra di basket gay, semplicemente perché non esiste il basket gay: esistono soltanto ragazzi e ragazze gay che si riuniscono per fare sport» spiegano in un’intervista sul sito arcigay.it i componenti del gruppo fondatore che oltre alla partite di pallacanestro, condividono la passione per i grandi campioni della Nba e i giocatori che militano nel campionato italiano. Ognuno ha il suo idolo, e «ultimamente ci ha fatto molto piacere apprendere del coming out di Gareth Thomas, ex capitano della squadra di rugby del Galles, un grande esempio da seguire, soprattutto per gli sportivi italiani di alto livello che ancora vivono con difficoltà il proprio orientamento sessuale nei confronti del pubblico». Il 9 settembre, la polisportiva Boga ha annunciato con entusiasmo anche la nascita di una squadra di calcetto a cinque. «Chi continua a negare l’esistenza di sportivi gay, fa un po’ ridere» continuano quelli del Boga, facendo riemergere la storia di John Amaechi, il pivot inglese tagliato nel 1997 dalla Virtus dopo nemmeno un mese di campionato, e si vociferava fosse per colpa delle sue inclinazioni omosessuali.
PROSPETTIVE FUTURE – Ma le storie cambiano e non sempre peggiorano. E infatti oggi è proprio la Virtus a portare agli occhi del grande pubblico, e di Basket City, l’esistenza di questa realtà. Creata dopo la consolidata esperienza decennale di Boga Volley, è l’unica sul territorio nazionale a raggruppare sportivi partendo da un fattore comune determinante: essere gay. Le porte però sono aperte tutti, anche a giocatori etero e gay-friendly che potranno entrare nel gruppo qualora ci siano le possibilità. Gli organizzatori stanno valutando di ampliare il progetto sportivo con un secondo roster tutto al femminile, per accontentare le tante richieste di partecipazione arrivate presso la polisportiva Boga, che oggi rappresenta una realtà sempre più in crescita e comprende anche l’atletica e la canasta. L’obiettivo principale nel reparto basket è quello di formare un gruppo di ragazzi appassionati della palla a spicchi e desiderosi di partecipare ai tornei gay organizzati in tutta Europa, tranne in Italia dove non esistono al momento altre realtà simili.
TORNEI – Il torneo disputato in Germania è stato un vero trionfo per gli otto giocatori bolognesi, molti dei quali di adozione, alcuni provenienti addirittura dall’estero. Durante la cerimonia di premiazione, gli organizzatori hanno sottolineato l’importanza della presenza di una squadra di basket a rappresentare l’Italia: paese di cui si attendeva da anni l’arrivo di una delegazione cestistica. In agosto, la squadra bolognese ha poi preso un volo con destinazione Colonia dove è andata in scena l’ottava edizione dei giochi olimpici gay (12 mila atleti, 70 nazioni, 35 discipline sportive e un programma di attività culturali) inaugurata dal vice cancelliere tedesco Guido Westervelle, che dal 2004 presenzia agli eventi istituzionali assieme al suo compagno. In Italia, almeno, Bologna torna ad essere un luogo che guarda al futuro. «Bologna negli ultimi anni è cambiata — dicono — e se prima era un susseguirsi di serate a cadenza settimanale, ora ci sembra molto meno festaiola e attiva. Ma certo, è evidente che si sono abbattuti i muri del “ghetto”, che essere gay o etero non è più così discriminante».
Elisa Fiocchi
29 settembre 2010 corrieredellasera.it