Europride: “Be proud!” contro l’omofobia, il razzismo e il sessismo

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Di Massimo Mele il 10 Maggio 2011. Nessun commento

Essere orgogliosi significa scegliere a testa alta i propri percorsi di vita con consapevolezza e libertà, nel riconoscimento del medesimo spazio di libertà di qualunque altra persona”. esordisce così il documento politico dell’Europride di Roma che sfilerà per le vie della capitale il prossimo 11 Giugno.
Quattro pagine per sostenere che “Parità, dignità, laicità sono valori che permettono la realizzazione concreta di quel principio di libertà e sono la base delle singole rivendicazioni di diritti per le persone e coppie glbtq e per le famiglie con genitori omosessuali o transessuali”. Sopratutto in Italia, dove questi valori non sono ancora diventati patrimonio collettivo e fondamento della relazione sociale e politica.
L’Europride ha però un respiro molto più ampio e si rivolge direttamente alle istituzioni europee “Europa deve significare solidarietà fra popoli, tensione verso una reale unità politica e non solo economica, costruzione di una società basata su libertà, autodeterminazione e diritti. Si rivendica dunque la piena attuazione dei principi e diritti fondamentali sanciti dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea e dai vari Trattati, a partire dalla libera circolazione delle cittadine e dei cittadini in Europa e dal riconoscimento dei diritti acquisiti negli stati di provenienza, compreso quello della tutela delle coppie formate da persone dello stesso sesso” per cui “Si chiede al Parlamento europeo uno scatto di orgoglio: una piena cultura del rispetto e del riconoscimento dell’altro è la migliore risposta al perpetrarsi di atteggiamenti di razzismo, sessismo, omofobia e transfobia“.
Il documento analizza poi alcuni dei principali problemi che ancora sussistono per gay, lesbiche e trans e indica delle soluzioni che ogni nazione potrà declinare a proprio modo “Le persone omosessuali e transessuali sono e pretendono di essere riconosciute sempre come soggetti attivi e reattivi della società, rifiutando sia il ruolo marginale sia quello di vittime; di conseguenza denunciano e rifiutano il pregiudizio, l’omofobia e la transfobia come atteggiamenti mentali o come atti violenti, chiedendo interventi che le combattano. Tali interventi non siano solo leggi penali a tutela, quasi si fosse in presenza di una specie minorata da proteggere o come se i problemi della sicurezza fossero il solo parametro della vera convivenza civile, ma è indispensabile una presa di coscienza collettiva sociale e culturale, da costruire a vari livelli e costantemente, da parte di tutti i soggetti di un Paese, a partire da quelli politici e istituzionali. In Italia è marcata l’assenza di entrambe le soluzioni.
QUEER: “L’omosessualità e il transessualismo si basano sul principio che non esiste un solo modo di amare o di sessualità, come non esiste un genere che debba strangolare il profondo sentire; quindi vanno liberate e rivendicate le diverse affettività e scelte sessuali, come quelle che riguardano il genere, ponendole al pari di quelle più usuali, ma non per questo univoche, dell’eterosessualità e della famiglia tradizionale, o del senso di appartenenza al genere di nascita”.
Unioni civili: “Si rivendica quindi il valore delle coppie omosessuali e delle famiglie con figli cresciuti da genitori omosessuali o transessuali, chiedendo con urgenza leggi che le riconoscano secondo un principio di uguaglianza e con una varietà di istituti normativi per coppie di fatto o sposate”.
Genere e dientità: Così si richiede che l’individuo sia libero di determinare il genere più consono a se, senza essere più considerato un malato mentale il cui cambio di sesso sia la cura di una patologia. Si richiedono cioè interventi di legge che permettano alla persona transessuale di costruire la propria identità e di essere riconosciuta anagraficamente sulla base del genere scelto, senza necessariamente effettuare una operazione di riattribuzione sessuale; se invece vuol percorrere l’intero processo di trasformazione sia comunque assistita dal sistema sanitario senza l’iter complesso e umiliante di una diagnosi di disturbo patologico. Con questo spirito Roma Europride si allinea alla campagna internazionale sulla depatologizzazione del transessualismo.
“Omogenitorialità”: “I gay, le lesbiche e le persone transessuali hanno spesso anche figli, che crescono felicemente all’interno di famiglie cosiddette non tradizionali. La genitorialità è scelta e capacità non solo di fare figli, di per se ostacolabile solo dalla sterilità e non dall’orientamento sessuale, ma soprattutto è la capacità di crescere bene e prendersi cura dei figli”.
Lavoro: “E’ necessario rimuovere i meccanismi di esclusione o marginalizzazione nel mondo lavorativo ai danni di omosessuali e transessuali, soprattutto in questa fase storica di crisi economica e di riduzione generale del sistema di welfare, che aggrava le difficoltà dei soggetti sociali più deboli, come le persone glbtq, ma anche donne, giovani o migranti.
Accoglienza: “Si afferma quindi il dovere dell’accoglienza e della tutela verso chi fugge dal proprio Paese per sottrarsi a persecuzioni e pericoli, e si sostiene con forza la campagna di decriminalizzazione mondiale dell’omosessualità, presentata in sede Onu dall’Unione Europea, chiedendone una rapida e urgente approvazione.
Conclusioni: “Si chiede al Parlamento europeo uno scatto di orgoglio: una piena cultura del rispetto e del riconoscimento dell’altro è la migliore risposta al perpetrarsi di atteggiamenti di razzismo, sessismo, omofobia e transfobia”.

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