In una realtà dove l’incertezza, la precarietà e lo sfaldamento di valori nell’epoca post-moderna che sta accompagnando le generazioni attuali, di una cosa siamo invece più che certi! Qui ci vuole uno specialista, e non parlo dell’idraulico, ma di un/una buon/a psichiatra. Ma la sfiga non finisce qui, nonostante questo problema in crescita stia investendo trasversalmente sempre più individui, chi paga le conseguenze peggiori sono come al solito chi per certi aspetti, sopratutto legati all’orientamento sessuale e identà di genere, qualche chiacchera col terapista se l’ha già goduta.
Considerando questo contesto, sarà una mia sensazione, o non trovate anche voi che il numero di persone affette da depressione e ansia sia maggiore tra le persone gay e lesbiche o chi, più in generale, ha dovuto combattare interiormente per trovare se stesso e accetarsi in quanto tale ? Io penso di si, sarà una semplice riflessione di psicologia spicciola tutta fatta in casa, ma non posso non notare che molti dei miei amici omosessuali soffrono di disturbi psichici più o meno gravi. Al contrario, tra i miei amici etero, seppure le cause di un mutamento sociale stiano creando qualche scompenso, questi appaiono più blandi o quanto meno, non investono una mole di tematiche delicate riguardanti il percorso di accettazione, come nel caso di persone glbtq per l’appunto.
In realtà, scrivo queste righe per avvallare la mia tesi (anche se credo che non sia del tutto campata per aria) che chi come molti omosessuali che hanno avuto un percorso di accetazione travagliato, nel quale si sono dovuti scontrare con i valori imposti da una società, che per ora non ci rappresenta e non fornisce adeguate figure (anche mediatiche) ai quali un giovane gay o lesbica possano fare riferimento, risentano di questo vuoto referenziale, che in molti casi possono sfociare in sindromi ansioso depressive, accostate dal classico sentimento di solitudine che le accompagna nel compimento del loro percorso di autoaccettazione, e comportare quindi un ulteriore disagio sia sulla percezione del sè in una società dove tutto è relativo e niente è più determinato e sia alla medesima precezione in relazione all’orientamento sessuale o identità di genere che, diciamocela tutta, non è esattamente presentata positivamente a meno che non rispetti le cosidette “Leggi Naturali”.
Nelle favole che ci hanno sempre raccontato, non c’è mai stato un principe che si sia innamorato di un altro principe, o almeno del suo stalliere, o una giovane principessa che fugge dalla vita di palazzo per convivere con la contadina del villaggio. Siamo cresciuti in un mondo eterodiretto, nel quale figure che si discostano dalla tanto decantata quanto ormai palesamente decadente Norma – la concezione filo cattolica della sessualità – non vengono rappresentate, e quando lo si fà, si scorgono solo accezzioni negative di diversità. Tuttavia, le identità stanno diventando sempre più culturali piuttosto che biologici, e come tutti i processi di evoluzione sociale, tale fenomeno provoca qualche attrito e resistenze dalle istituzioni sia sociali che politiche.
Nella speranza che l’era della società dell’informazione nel quale siamo ora immersi aiuti il diffondersi di valide figure rappresentative del mondo glbtq (e basta con le solite macchiette stereotipate che esistono solo nei dolci sogni dei produttori dei contenuti mediali), per ora, continuiamo a riempire le tasche dei nostri terapisti, nell’attesa che quei soldi possano un giorno tramutarsi in un nuovo paio di scarpe a fine mese!!! anche perchè si sa, a volte, un sano shopping ci regala quel pizzico di svago e distrazione dalla triste realtà in cui gay, lesbiche e trans sono ancora cittadini di serie B.