A Pisa l’intervento di cambio di sesso. ”Diventare donna era il mio sogno”
Per la prima volta nel policlinico universitario di Pisa è stato effettuato un intervento chirurgico di conversione andro-ginoide, cioè da maschio a femmina. L’operazione, perfettamente riuscita, è stata effettuata su una paziente toscana di 42 anni. Pisa si unisce quindi al ristretto gruppo di centri italiani (Bari, Bologna, Napoli, Roma, Torino, Trieste) dove viene effettuato questo tipo di intervento.
In un comunicato dell’Aoup si precisa che hanno fornito un fondamentale supporto nella fase preparatoria dell’intervento il professore Paolo Miccoli (direttore del dipartimento Chirurgico e della UO Chirurgia Generale 2) e il professore Paolo Vitti (direttore del dipartimento Endocrinologia e rene e della UO Endocrinologia 1).
– Sara, nome di fantasia, la prima volta che si è guardata di nuovo allo specchio era ancora in ospedale. ”E sono scoppiata in lacrime. Che cosa si fa quando si assiste ad una nascita? Si piange”. Perché fino al 12 marzo era un uomo e a Pisa si è sentita finalmente se stessa. A darle una seconda vita, è stata l’equipe chirurgica guidata dal dottore Girolamo Morelli, (della UO Urologia 1, che dal 1995 si occupa di chirurgia urogenitale ricostruttiva all’interno del programma di chirurgia urogenitale diretto dal professore Riccardo Minervini, della UO Urologia 1, ordinario di urologia) che ha operato nella UO Chirurgia generale 2 dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana (Aoup). Ha assistito all’intervento anche il professore Carlo Trombetta, dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste.
Il ‘vero compleanno’ di Sara, come dice lei, ”è stato sabato 12 marzo”, quando, all’ombra della Torre, è stato realizzato per la prima volta un intervento di conversione andro-ginoide, cioè da maschio a femmina. Quarantaduenne fiorentina, ma sembra con alcuni parenti a Grosseto, questa paziente «squisita», dicono in coro i medici, aveva un sogno: ”Diventare donna. Non riesco a concepire un desiderio più forte di questo», si sfoga al telefono.
E, dopo il miracolo, anche ‘il calvario’ vissuto, fatto di cure ormonali, visite, certificati e richieste in Tribunale per il cambio di sesso, appare diverso: ”Aspetti da una vita di essere un’altra persona e poi, arriva quel momento. Ed è meraviglioso”. Con lei, la mamma («’felice perché sua figlia è felice’), le sorelle e il suo compagno. ”Stiamo insieme da due anni». Lei che ha un lavoro ‘normale’ e una vita ”senza che nessuno sappia quello che ero e quello che sarò. Mi conoscono tutti come persona”. Il suo viaggio è iniziato nel 2007 al San Camillo: ”Siamo gli unici malati — si confida — che per curare il nostro cervello devono curare il proprio corpo”. Poi tutta la trafila ricordando quando da piccola indossava i vestiti delle donne di casa. Quindi, la svolta. «Il certificato di disforia di genere ottenuto al San Camillo di Roma dove ho conosciuto un dottore che mi ha aiutato a capire”.
In lista di attesa già da un anno e mezzo, la paziente incontra un dottore al policlinico pisano di Cisanello. ”Seguiva una mia amica. E me l’ha presentato”. Parte l’avventura nella città della Torre. ”Dove mi sono sentita coccolata. Ora ho voglia di essere completa, sotto tutti i punti di vista”.
Cinque, al momento, gli uomini che aspettano a Pisa di diventare donne e che arrivano da Firenze, Roma, Trieste e Livorno. Sono accompagnati da un percorso formativo curato dalla Unità operative Politiche e gestione delle risorse umane, diretta dalla dottoressa Grazia Valori. Incontri, colloqui e tanta pazienza. Gli interventi sono fissati a partire dal prossimo mese. ”A loro — afferma Sara — voglio dire che quello che viene dopo è bellissimo. Cambia la visuale del mondo”. Non è mai tardi. ”Una mia amica si è operata a 60 anni”.
”Dopo due anni di percorso psicologico e farmacologico e la sentenza del Tribunale — ricorda il dottor Morelli — per cambiare identità, arriva l’intervento. L’operazione è durata circa sei ore. La paziente è rimasta in ospedale una settimana. Ma si è ripresa benissimo”. I rischi? ”Dipende dal singolo caso”, risponde il dottor Morelli. ”Queste persone possono vivere una vita normale sotto ogni punto di vista”. E questo è l’augurio più grande che si possa fare a Sara, contenta per essere semplicemente se stessa. E non è poco.
Fonte: La Nazione
auguri a Sara che ha trovato la pace dell’anima adeguando il corpo. Tanta serenita’ un bene meraviglioso