Dopo l’ondata di proteste e la petizione online, sullo store in rete non è più disponibile l’applicazione della discordia, che prometteva di “liberare dall’omosessualità”
Roma – Sommersa dalle proteste e accusata di omofobia, Apple fa marcia indietro. L’applicazione “cura-gay” dell’organizzazione cristiana Exodus International , che si propone di “liberare dall’omosessualità attraverso il potere di Gesù”, ospitata fino a ieri su iTunes, è scomparsa. Non c’è ancora un annuncio ufficiale sul ritiro dallo store online, ma di fatto l’applicazione non è più disponibile e la casa di Cupertino sembra proprio aver battuto in frettolosa ritirata dopo le polemiche dei giorni scorsi.
Oltre 149mila persone hanno firmato una petizione in rete 3per chiedere il ritiro dell’applicazione per iPhone, iPad e iPod, tacciata dagli attivisti in difesa dei diritti degli omosessuali e da diversi utenti come un bigotto incitamento all’omofobia. A poco sono servite le precisazioni di Exodus, che ha sostenuto di voler solo offrire “un’alternativa di cura” per chi è attratto da persone dello stesso sesso, e di voler “fornire supporto a chi vuole liberarsi dell’omosessualità”.
E’ proprio questo aspetto della “cura” che ha fatto infuriare le comunità omosessuali, che se la sono prese con Apple, criticata per aver dato il via libera alla app sul suo negozio online, apparentemente dando così sostegno alla tesi che chi è gay debba essere curato. Molti altri si sono uniti alla protesta, chiedendo al gigante della tecnologia di tenersi lontano da controversie legate a tematiche religiose.
La app, che collegava direttamente il melafonino e gli altri mela-gadget alla pagina online del sito dell’organizzazione religiosa e alla loro pagina su Facebook, con accesso a contenuti, video, blog e altro materiale targato Exodus, aveva ricevuto da Apple un rating di 4+, che certifica un contenuto non offensivo o controverso. Oltre ai firmatari della petizione su change.org, anche molti utenti su iTunes avevano protestato, giudicando l’applicazione inadeguata. Un movimento d’opinione montante, difficile da ignorare per l’azienda da sempre attenta al politically correct e perfino votata, qualche anno fa, fra i marchi più gay-friendly.
Fonte repubblica.it