Si è svolta questo pomeriggio a Sassari la manifestazione indetta dal comitato 1° Marzo per i diritti dei migranti.
Sassari. “La pioggia non ha spento l’entusiasmo del popolo del 1° marzo”, scrive sassarinotizie.com “Ancora una volta, decine di cittadini e migranti si sono dati appuntamento nelle vie di Sassari per dire “no” al razzismo. Questo pomeriggio la manifestazione per il riconoscimento dei diritti dei migranti, promossa dal comitato “Primo marzo Sassari”, si è svolta in tono minore rispetto all’edizione dello scorso anno: non lo si può negare. Ma la protesta di oggi va letta e analizzata in modo diverso. E’ stata incisiva, pacifica e gioiosa (come quella di un anno fa) ma soprattutto è stata ricca di proposte. Una delegazione, infatti, è arrivata ai piani alti della politica, con due rappresentanti che sono stati ascoltati a Palazzo Ducale durante la riunione di consiglio comunale.”
Alcuni post polemici sul profilo facebook della manifestazione per la poca partecipazione, dovuta alla pioggia ma anche all’orario scelto che ha escluso tutte le persone che lavoravano. Ma il senso della manifestazione andava ben oltre la partecipazione al corteo e sono sicuramente molto più numerosi coloro che ne condividono le finalità.
«Molte cose sono cambiate dalla manifestazione dell’anno scorso», ha detto Filomena Costa Morais, in rappresentanza della comunità dei migranti. «Dodici mesi fa tutti erano scossi o atterriti dai fatti di Rosarno», mentre oggi l’ostilità è più sottile. «Si respira un’aria pesante in tutta Italia. Le rivoluzione che stanno attraversando il nord Africa segnalano un’aspirazione alla libertà che ha nelle migrazioni una delle sue declinazione e che sta portando a un prevedibile aumento degli sbarchi sulle nostre coste. Di fronte a tutto questo il governo risponde evocando uno stato di emergenza e giustifica così il non rispetto del diritto di asilo, trasformano i migranti in potenziali criminali. E’ tempo di chiudere la stagione dei respingimenti», ha concluso la rappresentante».
Anche a Sassari la situazione è cambiata in peggio nel corso di un anno. Un ragazzo ha preso la parola ricordando ai consiglieri comunali che «quando un venditore ambulante viene pestato mentre sta lavorando, quando un trans viene aggredito nella propria casa, quando delle bottiglie molotov vengono gettate nel campo nomadi, allora vuol dire che le soluzioni bisogna applicare con urgenza». Da qui le richieste ufficiali dei manifestanti al consiglio comunale: in primo luogo il riconoscimento della figura del consigliere aggiunto, come primo passo verso i diritti di cittadinanza. Poi la realizzazione di interventi mirati a superare il disagio abitativo (è stato citato il caso del campo nomadi di Piandanna) e infine l’assegnazione di nuovi spazi di aggregazioni culturale con più efficaci politiche educative per l’integrazione dei minori.
A queste richieste specifiche ha risposto il sindaco Ganau: «Mi sembra giusto che il consiglio si interroghi sulla figura del consigliere aggiunto. Per il resto, bisogna riconoscere che molto è stato fatto nel corso degli ultimi anni. Penso ad esempio alle politiche in tema di edilizia popolare, dove non esiste più nessun fattore di discriminazione tra un sassarese e un extracomunitario». Per tutto il resto, però, gran parte della responsabilità non è dei sassaresi, ma della politica nazionale. Ganau ha ricordato che spesso gli stranieri vengono considerati un peso dal governo. «Noi invece vogliamo che siano una risorsa».
Fonte Sassarinotizie.com