L’Mps ha fatto nascere il Coordinamento del Mediterraneo
CAGLIARI. Il caso Civitavecchia ha avuto un effetto moltiplicatore sul Movimento pastori: adesso è un mito. Felice Floris e i suoi avevano già in mente il Coordinamento del Mediterraneo, doveva essere presentato proprio martedì, il giorno degli incidenti, a Roma. «La nostra strategia – dice il leader – è questa: unire le forze con gli altri allevatori, dalla Spagna alla Grecia, per far capire all’Unione europea che l’ovi-caprino è una realtà economica che merita rispetto». Ebbene, dopo gli scontri al porto, il messaggio è arrivato a destinazione senza bisogno di conferenze stampa e proclami. È lo stesso Felice Floris a dirlo: «Le manganellate al porto hanno fatto il giro dell’Italia sul web, ma anche in altri Paesi la notizia è stata tra le più cliccate in questi giorni». Ed è successo che sul sito del Movimento e sul telefonino ufficiale del capo sono arrivate decine di adesioni al progetto. «Partiamo dall’Italia – dice Floris -. Emilio Pastore, presidente dell’associazione allevatori del Veneto e consulente di fiducia dell’ex ministro Zaia, non solo ci ha fatto sapere di essere indignato per quello che hanno fatto le forze dell’ordine, ma è pronto anche a entrare nel Coordinamento. Poi ci sono i pastori della Sicilia, che difendono le greggi da chi le vuole abbattere per un pericolo diossina tutto da confermare. E ancora: con noi si schierano gli allevatori dell’Abruzzo ancora fiaccati dal terremoto e quelli della Toscana, dove gli industriali vogliono abbassare il prezzo del latte ovino. In poche parole, c’è tutta l’Italia con noi».
E l’Europa? «I contatti – continua il leader dell’Mps – erano stati già intrecciati con Francia, soprattutto i corsi, Grecia e Spagna. Dopo Civitavecchia sono stati intensificati e il Coordinamento fra i pastori del Mediterraneo sarà una realtà in pochi mesi. Quello che vogliamo è chiaro a tutti: dall’Unione europea non possiamo più essere penalizzati e considerati i parenti poveri di chi produce il latte vaccino». «Per troppo tempo – continua Floris – non abbiamo capito che a Bruxelles hanno in mente solo gli allevamenti bovini e siamo rimasti vittime di soprusi. Non sarà più così: il Coordinamento guiderà la protesta che partirà dalle regioni italiane, da Francia, Spagna e Grecia per arrivare a Bruxelles». Sarà proprio la città sede della Commissione europea una delle prossime tappe delle missioni del Movimento? «È possibile ma non escludo neanche Milano», annuncia un sempre più battagliero Floris.
Le reazioni dei sardi sul web si uniscono alle prese di posizione sulla protesta per il prezzo del latte
CIVITAVECCHIA. Ancora messaggi di solidarietà ai pastori dopo gli scontri in porto. La reazione di sdegno, nell’isola, si è infatti rivelata molto ampia. Ecco, di seguito, alcune delle nuove prese di posizione che si sono succedute sulla scia delle notizie rimbalzate dallo scalo laziale. Le prime sono arrivate al sito della «Nuova Sardegna», altre attraverso lettere al giornale.
ljuba49: «In Italia va sempre peggio: per far parlare di te, quando hai problemi di lavoro, devi arrampicarti. Sennò, nessuno ti si fila. Ma appena scendi al livello del suolo e vuoi far sentire la tua rabbia, il signor Maroni ti manda gli agenti che fanno il sequestro preventivo delle tue libertà costituzionali».
torreseu: «Bravo Felice Floris, ancora una volta hai fatto bene a far sentire la voce della disperazione».
Tra i commenti ricevuti su Facebook, quello di Francesco Doro: «Allevatori, vi siete sbagliati, quella non era l’Italia che vi hanno promesso in campagna elettorale. Avete fatto come Colombo: solo che voi siete sbarcati nel Cile di Pinochet…». E, ancora, Tonino Fancellu («Non c’è mai pace: la pastorizia doveva rimanere la nostra economia trainante, invece…») e Gregorio Cillara: «Ecco quale aiuto dà lo Stato italiano ai pastori: manganellate».
Via fax, solidarietà da Ettore Serra, presidente della Sarda Domus. Il quale tuttavia si lamenta perché l’Mps non ha informato dell’iniziativa almeno la sua organizzazione, «sempre attiva nell’aiuto agli allevatori isolani». «Credo infatti che oggi, con la globalizzazione, rimanga una sola possibilità e una sola speranza a chi si occupa di pastorizia – è la conclusione -: unire tutte le forze nelle regioni più rappresentative e, dopo un dialogo interno, confrontarsi con le istituzioni italiane ed europee».
L’ozierese Antonio Polo, in una lettera spiega come i pastori sardi a Civitavecchia siano stati trattati peggio dei criminali: «Impedirgli di salire sugli autobus è sintomo di un sistema autoritario: nessuno voleva sovvertire lo Stato, solo comunicare in libertà rabbia e malcontento, tutelare la dignità del lavoro e di un’esistenza».
Da La Nuova Sardegna