Perchè la Chiesa sostiene il Governo del Bunga Bunga

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Di Massimo Mele il 27 Dicembre 2010. Nessun commento

Il silenzio dei media, come sempre, accompagna le manovre politiche del Vaticano anche in questa crisi, il disperato tentativo da parte delle gerarchie di salvare il berlusconismo

Non è solo omertà e antica consuetudine a non criticare la Chiesa, a destra e ormai a sinistra. Si tratta spesso di dimenticanza. Il peso della Chiesa, nella vita quotidiana, si è tal­mente ridotto da far pensare che il Vati­cano non giochi più un ruolo politico im­portante nelle scelte del Paese.

Ma purtroppo non è così. A una crescente insignificanza del messaggio morale della Chiesa nella società corri­sponde una crescita esponenziale del­l’attività lobbistica nei palazzi del pote­re. I vescovi sono stati decisivi nel dare l’ultima spallata al governo Prodi nel 2008 e ora vogliono esserlo nel mante­nere in vita l’agonizzante berlusconi-smo. A dispetto perfino degli umori della base, rispecchiati dalle critiche rivolte a Berlusconi dalla stampa cat­tolica, critiche feroci accompagnate dal disgusto per gli scandali personali e sessuali del premier. Ma il fatto che Berlusconi non incarni le virtù del buon cristiano non conta per il cardi­nal Bertone e compagnia. Non quanto gli affari veri, concreti. In anni di tagli lineari, l’unica curva concessa da Tre­motìi riguarda gli interessi della Chie­sa. Si tagliano i fondi alla scuola pub­blica, ma non le sovvenzioni, peraltro incostituzionali, alle private.

La propaganda berlusconiana non lascia passare giorno senza scagliarsi contro gli sprechi, le troppe assunzioni di insegnanti, i troppi stipendi pubblici che si mangiano tutte le risorse per l’istruzione. Nessuno ricorda a Berlu­sconi, Tremonti, Gelmini e ai sottostan­ti direttori del Giornale e di Libero che il più grande spreco della scuola pubblica negli ultimi vent’anni è stata l’assunzio­ne di massa di ventimila insegnanti di una materia facoltativa, la religione cat­tolica. Ovviamente realizzata sotto il governo Berlusconi.

Che cosa pretende allora la Chiesa dal vecchio berlusconismo al tramonto? Altri favori, altri privilegi, fino a che du­ra. La firma su questo o quel decreto, su questa o quella esenzione fiscale, privi­legio, regalia di Stato. Non importa se durante una pausa del bunga bunga. Per ottenere questo la Chiesa è disposta a passare sopra scandali e bestemmie, è pronta a fare pressioni inaudite sui cat­tolici in Parlamento e a organizzare ce­ne a casa Vespa per progettare l’ingres­so dell’Udc nella maggioranza.

Perfino per un anticlericale si tratta di uno spettacolo desolante e quasi sor­prendente. Alla fine, di un cultura catto­lica più nobile e lungimirante avremmo bisogno anche noi mangiapreti.

[articolo di Curzio Maltese, da “Il Venerdì” de La Repubblica 24 dicembre 2010]

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