Il presidente del Mos: il nostro non fu un corteo itinerante, occupammo solo il consiglio
SASSARI. Si è aperto ieri mattina davanti al giudice Plinia Azzena il processo contro il Mos (movimento omosessuale sardo) e in particolare contro Massimo Mele, il promotore del sit-in che si svolse il 28 giugno del 2007 nella piazza del Comune di Sassari. Una mobilitazione che portò poi i circa cinquanta manifestanti a spostarsi nell’aula consiliare e a «inscenare» una seduta del consiglio comunle. Proprio qui starebbe, secondo l’accusa, il reato: inottemperanza alle prescrizioni del questore. Non tanto, quindi, l’occupazione del consiglio (l’aula quella mattina era vuota e non c’era stata interruzione di pubblico servizio) quanto per il fatto che i manifestanti si erano spostati dalla piazza del Comune. Verso altre zone della città? No. Per creare disordine al traffico cittadino? Macchè. Erano semplicemente saliti nell’aula consiliare. Sempre in piazza del Comune dunque.
«Un rinvio a giudizio ridicolo», così ha definito l’imputato Massimo Mele (difeso dall’avv. Zappetto) il provvedimento emesso nei suoi confronti. «Secondo il pm Roberta Pischedda – ha spiegato il Movimento – avevamo disatteso le prescrizioni contenute nell’autorizzazione della questura. Nel documento si faceva espresso divieto di spostamento da piazza del Comune, per non ostacolare il traffico delle persone e delle auto. In pratica una richiesta di non trasformare il preannunciato sit-in in manifestazione itinerante per le strade della città con eventuale intralcio al traffico». Cosa che infatti non accadde. Ieri ha deposto in aula il commissario della Digos Giuseppe Sechi – di servizio quella mattina – che ha raccontato al giudice come la manifestazione si svolse «in un clima pacifico». Sechi ha risposto alle domande del pm Mariangela Sistu spiegando che le prescrizioni del questore prevedevano «che il sit in si svolgesse in forma stabile, davanti al Comune» e ha aggiunto che a un certo punto il Mos «aveva interrotto la manifestazione per salire in consiglio e tornare nella piazza dopo circa mezz’ora». Di tutto questo era stato informato anche il sindaco.
«In precedenti occasioni – ha detto con un pizzico di rammarico Mele – nessuno è mai stato denunciato per l’occupazione del consiglio, nemmeno nei casi di interruzione del pubblico servizio. Noi veniamo addirittura processati per esserci spostati dalla piazza del Comune all’aula consiliare. Vuota. È a dir poco assurdo».
Il processo riprenderà il prossimo 14 giugno con l’esame dell’imputato Mele.
Da La Nuova Sardegna