IVREA. Il silenzio calato sulla vicenda della professoressa anti gay viene rotto, a sorpresa, dagli studenti del liceo Botta, tra i pochissimi a prendere una posizione netta e chiara su questa vicenda finita su tutti i giornali e i siti italiani. Si intitola La paura dell’uguale, la lettera che i quattro rappresentanti d’istituto hanno scritto dopo le roventi polemiche sorte all’indomani dell’articolo apparso sul bollettino parrocchiale di Rivarolo a firma della loro insegnante di italiano e storia Cristina Zaccanti. E gli studenti non sono certo teneri con lei. «Dal punto di vista storico, tali discriminazioni sono sempre state alla base delle peggiori rappresaglie e olocausti, avvenuti per mano di spietati uomini di diverse tendenze politiche e religiose. Per evitare che tutto questo possa avvenire nuovamente, esprimiamo la nostra indignazione all’idea di stare in un istituto scolastico (che da sempre ha respinto ogni forma di omofobia) assieme ad un’insegnante che ha espresso tali affermazioni. Inoltre, esse non devono essere sostenute da un’insegnante di un istituto laico e statale, dove le discipline scientifiche ci insegnano uguaglianza e rispetto».
Ma cosa aveva scritto Zaccanti da suscitare una così forte indignazione da parte degli studenti? L’insegnante, nella rubrica L’angolo della riflessione del bollettino parrocchiale, aveva delineato una sorta di complotto da parte delle associazioni Lgtb (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) finalizzato a favorire la trasformazione antropologica della nostra società, parlando di metodi di insegnamento che prevedono nelle scuole materne la masturbazione a partire dai tre anni. Aveva affermato che in Italia, come in Inghilterra, ai bambini dell’asilo vengono somministrati ormoni affinchè, venendone ritardata la crescita, abbiano più tempo per decidere il proprio orientamento sessuale. E poi aveva accostato al fenomeno gender la pedofilia.
E se di fronte a queste affermazioni il vescovo Edoardo Aldo Cerrato ha preferito tacere e la preside del liceo Botta, Lucia Mongiano, si è limitata a dire che la scuola in questa vicenda non c’entra («Credo che faccia comodo a qualcuno far circolare certe cose nel momento delle preiscrizioni»), i rappresentanti degli studenti prendono posizione perché ritengono la scuola c’entri eccome. «Zaccanti ha esposto affermazioni senza valenza scientifica né rispetto nei confronti dei già tanto martoriati omosessuali italiani, in particolare, e del mondo, in generale. Leggendo l’articolo, due sono le dichiarazioni errate che saltano subito agli occhi dei lettori». La prima riguarda la tesi che, all’insaputa delle famiglie, il bambino viene orientato all’omosessualità attraverso la somministrazione di ormoni. «Tolto il fatto che tale situazione sarebbe passibile di denuncia da parte delle famiglie il cui figlio è stato oggetto di tali operazioni farmacologiche – scrivono gli studenti – ciò che fa sorgere dubbi è l’affermazione secondo cui l’omosessualità non sia sullo stesso piano dell’eterosessualità».
«Fino a prova contraria – aggiungono – la Costituzione italiana prevede che vengano rispettati, in modo eguale di fronte alla legge, la quale è l’unico mezzo per capire chi sia nel giusto e chi in errore, qualsiasi persona a prescindere dal tipo di orientamento sessuale, ideologico, di razza, religioso. Per tanto, come lo Stato rispetta tutte le confessioni religiose, ideologiche o razziali, così esso deve sostenere e favorire in egual modo omosessuali ed eterosessuali. Non è lecito sostenere che i gay siano contro natura, poiché nessuno può definire cosa sia naturale o meno al di fuori della scienza, che non ritiene che tali individui siano anomali».
La seconda affermazione che viene contestata è quella riguardante la famiglia cosiddetta naturale. «Nella legge non si vuole mettere in luce né in ombra nessuno – è il ragionamento degli studenti – chi ritenesse la famiglia omosessuale migliore della tradizionale avrebbe allo stesso modo una posizione errata, poiché la Costituzione non distingue tra famiglia omosessuale e eterosessuale, dunque implicitamente afferma la perfetta uguaglianza tra le due».
«Abbiamo esposto il nostro punto di vista – concludono gli studenti – per poter tornare a vivere nella scuola che ci ha attratti al momento della nostra scelta nel passaggio da medie a superiori e poter vivere nell’uguaglianza più assoluta, tema fondamentale e alla base del nostro pensiero di rappresentanti e del nostro vivere civile».
Fonte La Sentinella del Canavese
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