Parte lunedì una campagna contro la discriminazione «Ora fate coming out»
BARI – «Scopri la differenza, ma non fare differenza». E’ lo slogan di una sorprendente campagna per i diritti civili che – da lunedì prossimo – partirà nella città di Bari per poi estendersi ad altri territori della Puglia. Complice una cinquantina di manifesti 6×3 , con il viso di belle e bei ragazzi, che saranno affissi un po’ dovunque i cittadini vengono simbolicamente sfidati a riconoscere chi fra loro sia omosessuale. Con una raccomandazione, appunto: «Scopri la differenza, ma non fare differenza». Un’intelligente campagna di sensibilizzazione sui diritti civili che è soprattutto una battaglia culturale, spiega Viviana Loprieno, lesbica dichiarata, 29 anni, che vive ormai da tempo con una compagna cinquantenne e racconta, in prima persona, il tormento di fare outing. A promuovere l’iniziativa coraggiosa è la neonata associazione Between, di cui Viviana Loprieno è fra i fondatori, un nome che è già un programma: dall’inglese fra, fra i due sessi, appunto. «L’associazione è un’evoluzione del “movimento” – spiega Loprieno – siamo tutti dentro e partiamo da questo progetto-pilota con l’intenzione, se avrà successo, di fare in modo che le istituzioni possano adottarne altri promossi da noi».
Azioni positive di civiltà moderna, si potrebbero definire queste campagne che mettono i cittadini di fronte ad una realtà sulla quale, a volte, si preferisce non interrogarsi: «Da stime ufficiali è stato rilevato che una persona su dieci, oggi, è un gay. In Puglia, per la mia esperienza, una su sette», osserva Loprieno. Non è un caso che fra le tante associazioni di “diversi” come Arcigay e Arcilesbica, Kebari, Cime di Quir e molte altre, ci sia anche l’Agedo, associazione di genitori che hanno figli omosessuali che hanno smesso di fingere di non sapere. Di recente ha visto la luce anche Equality, lobby trasversale sui diritti civili che opera in Parlamento. Perchè partire da Bari? «Perchè Bari è un passo avanti rispetto ad altre città – continua ancora Loprieno – lo dimostra la grande festa di gente che ha accolto il Gay Pride del 2003, anno in cui ho fatto coming-out». Migliaia di curiosi, infatti, in strada e molti dai balconi, al passaggio dei carri nelle strade del centro, cantavano e ballavano: una festa collettiva di etero, trans e omo senza distinzione di sesso. Con queste premesse, ci riprovano i ragazzi di Between a premere sull’acceleratore del laicismo levantino e dell’integrazione culturale. Già la prima parte della loro battaglia sembrano averla vinta grazie alle tante sensibilità incontrate: la campagna, infatti, sono riusciti a realizzarla a costo zero. Gratis il progetto grafico dello studio CCBC di Mario Brambilla, gratis le affissioni offerte da Fidanzia Sistemi e Marconi pubblicità, gratis i “volti”, etero e gay. L’associazione è riuscita ad abbattere anche i costi di stampa e carta grazie all’aiuto della tipografia «Pubblicità e Stampa».
«Troppo comodo continuare a piangersi addosso con la solita litania: le istituzioni non fanno nulla per noi», spiega ancora Loprieno. La campagna parte a poche ore dalle ultime esternazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e ha quasi l’aria di una risposta in salsa pugliese al «teatro della virilità» messo in scena dal premier, per usare le parole del governatore Vendola. «Sono solo coincidenze. La battuta, però, resta idiota, oltre che grave perchè potrebbe essere un’istigazione alla violenza nei nostri confronti. E non ne sentivamo davvero la mancanza visto l’omofobia che c’è già in giro», spiega ancora Loprieno. Lo dimostra la manifestazione che si è tenuta proprio ieri a Casamassima contro l’omofobia, dopo che un mesetto fa un minorenne è stato picchiato da alcuni balordi per il solo fatto di essere gay. I genitori del ragazzo hanno atteso quasi un mese per sporgere denuncia: un atteggiamento che la dice lunga sulla necessità di sdoganare la libertà sessuale. «Ci ha fatto piacere che il governatore Vendola – chiude Viviana Loprieno – sia intervenuto sulle dichiarazione del premier. Ci aspettavamo di più ma, almeno, lo ha fatto. Certo, è ancora lunga la strada del rispetto verso chi è portatore di una diversità sessuale: in Europa si marcia in questa direzione, in Italia no. Noi, da qui, proviamo a cambiare il senso di marcia».
Lorena Saracino corrieredelmezzogiorno 04 novembre 2010