Sassari: un sit in contro la violenza, il razzismo e l’omofobia

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Di Massimo Mele il 5 Novembre 2010. 1 Commento

La risposta ai casi di violenza razzista e omofoba delle ultime settimane non si è fatta attendere. Ancora sotto shock per l’efferatezza degli ultimi casi e per il luogo in cui sono avvenuti, sopratutto il pestaggio sotto i portici Crispo di fronte a decine di persone “che guardavano”, la Sassari antirazzista cerca di ricomporsi. Si parte con un sit in sabato mattina alle 10:00 in piazza d’Italia. Il resto lo si deciderà insieme. Telecamere e “azioni decise”, la ricetta di Ganau, non convincono il MOS che richiede a tutti e tutte, a partire dal Sindaco e dal precedente consiglio, di assumersi la responsabilità di aver contribuito a questa situazione. La bocciatura del consigliere aggiunto per i migranti e la cancellazione della mozione di condanna dell’omofobia sono sintomi di cui tenere conto. Se nemmeno il comune è capace di aprire ai migranti e di condannare l’omofobia come stupirsi che le bande di balordi arrivino alla violenza?
Siamo stanchi del Bla Bla e siamo stanchi delle condanne dei fatti di cronaca. Vogliamo un preciso indirizzo di apertura e riconoscimento delle diversità, una condanna di tutte le forme di razzismo e discriminazione. Vogliamo il riconoscimento dei diritti di cittadinanza a tutti e tutte. Solo così si potrà procedere a quella educazione al rispetto e al rifiuto della violenza mai così necessaria come oggi nella nostra città.
Aspettiamo dei segnali chiari e un nuovo indirizzo. Le telecamere e l’esercito riuscirebbero solo a peggiorare la situazione.

Massimo Mele

One Response to Sassari: un sit in contro la violenza, il razzismo e l’omofobia

  1. anghelu marras   6 Novembre 2010 a 09:31

    D’accordo sulle negligenze per la mancata elezione del consigliere comunale aggiunto e per la mancata approvazione della mozione contro l’omofobia.
    Mi sconvolge però quel che l’amministrazione (del 70% dei consensi! sigh! Proprio bulgara!) ha prodotto in termini sociali in questa città in crisi (non solo economica) fino a trasformarla in una città violenta e razzista. Dunque, in una città “morta”, dal punto di vista della civiltà.
    Ritengo che la politica del “livellamento delle coscienze al grado più infimo” sia funzionale a molti “piccoli uomini”. Quando il livello è molto basso, infatti, a pochi quà-quà-ra-qua è dato emergere come “giganti”. In una comunità giusta, invece, è necessario confrontarsi continuamente, crescere e creare le condizioni per l’emancipazione culturale della maggioranza dei cittadini.
    La violenza e il razzismo, insieme all’omofobia e al qualunquismo, in questa città nella quale viviamo, sono il prodotto della disgregazione delle relazioni umane e sociali, culturali e politiche date da una crisi economica alla quale si aggiunge una completa e incapacità dell’amministrazione di Gianfranco Ganadu (o Ganau, o come si chiama lui).
    Infatti, questa città è vuota e desertificata, in cui vige il coprifuoco, e nel “vuoto” crescono esponenzialmente (acquistando caratteristiche di violenza metropolitana), la paura del diverso, il riconoscimento del branco (o del gruppo, anche in termini positivi!) come unica autorità riconosciuta, la devastazione (le macchine “calpestate” in pieno centro) e la violenza xenofoba.
    Questo, a mio parere, è il risultato di una totale assenza di vitalità della città “pubblica”, è il prodotto e la causa dell’ESCLUSIONE che questo piccolo sindaco opportunista e la sua amministrazione, SEBBENE DEL 70%, hanno realizzato.
    Ad esclusione de “sos giacanos de corte” che ruotano attorno al “sovrano”, i cittadini sassaresi, le associazioni ecc., per svolgere attività culturali e sociali dovranno rivolgersi, come già hanno iniziato a fare, presso i comuni limitrofi? Se continua così penso che non ci sarà altra soluzione.
    Grazie per l’ospitalità
    anghelu marras

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