Sassari. Si moltiplicano gli episodi di violenza in centro. Ieri un violento pestaggio di un senegalese sotto i portici Crispo e l’assalto, con pestaggio, alla casa di due transessuali, hanno fatto salire il livello, già alto, di violenza in città.
Un misterioso episodio un’ora dopo in via Gazometro I colombiani sono stati picchiati da tre giovani
SASSARI. Quando il trans ha aperto la porta, i tre si sono catapultati dentro la casa, l’hanno scaraventato sul pavimento e picchiato. «Infame», hanno ulrato in faccia al trans colombiano che, in preda al terrore non riusciva neppure a chiedere aiuto. A salvare lui e l’amico, nascosto in un’altra camera della casetta a pianoterra di via Gazometro, nel cuore del centro storico, a pochi passi dal convento delle Monache Cappuccine, è stato qualcuno che, insospettito dalle voci e dal rumore della porta sbattuta con violenza, ha telefonato al 113. Ma quando l’equipaggio di una «Volante» è arrivato sul posto, i tre (che si erano mascherati con i cappellini e i cappucci delle felpe) si erano già allontanati urlando più volte: «infami». L’aggressione è accaduta intorno alle 21. Uno dei due trans è stato accompagnato all’ospedale ma non ha riportato lesioni serie. La casa dell’aggressione è la stessa presa di mira il 14 ottobre da una banda di balordi armati di spranghe, che avevano fatto irruzione e pestato un altro transessuale. Le indagini della polizia avevano portato all’arresto di due giovani, ancora in carcere. E così l’episodio di ieri sera dovrebbe essere strettamente collegato all’altro. E quell’«infame» vomitato addosso al colombiano fa pensare a un suo coinvolgimento nelle indagini culminate con gli arresti dei picchiatori. (plp)
L’aggressione del «branco» ieri sera sotto i portici Crispo davanti a decine di persone
SASSARI. Serata di violenza in centro. Un senegalese massacrato da quattro bulli sotto i Portici Crispo, a pochi passi da piazza d’Italia. Un pestaggio feroce davanti a decine di persone. Pugni e calci anche quando il giovane era già a terra incosciente e con il viso trasformato in una maschera di sangue. Meno di un’ora dopo, un’ altra aggressione. Premeditata. In via Gazometro: due trans colombiani sono stati aggrediti nella loro abitazione da tre giovani.
Mor Ndiaye, senegalese di 26 anni, è entrato nel Caffè Giordano poco prima delle 19,30 con il suo fardello di mercanzie. Con educazione e un sorriso timido, si è avvicinato al bancone dove c’erano quattro giovani vocianti, cappellini in testa, giubbottini blu, jeans e tuta da ginnastica bianca, che stavano bevendo birra a fiumi. L’hanno subito preso di mira, circondato e cominciato a parlargli in sassarese. Lui, disorientato, ha cercato di uscire dal cerchio. Gentilmente, nonostante la paura. Ma è stato inutile. Loro hanno continuato imperterriti, minacciandolo, rubandogli qualche accendino e alzando il tono della voce. Fino a quando non è intervenuta la proprietaria del bar, che ha fatto finire la gazzarra e invitato tutti a uscire dal locale.
Ma i quattro bulli erano ormai stati innescati: avevano trovato l’occasione per scaricare la rabbia. Come già accaduto tante altre sere. Sempre lì, nella zona di piazza d’Italia.
Il senegalese è uscito dal bar e si è diretto verso piazza Castello. Ma quando si è reso conto che lo stavano seguendo, si è infilato nel bar San Carlo. «Era spaventato – ha detto la barista agli agenti -. Ma non ha detto nulla. Da dietro il bancone ho seguito la scena e sono intervenuta quando quegli animali lo stavano massacrando». Mor Ndiaye è tornato sui suoi passi con l’intenzione di allontanarsi, ma appena è arrivato sulla soglia del bar è stato raggiunto da un violentissimo pugno sul viso che l’ha fatto barcollare. Così è iniziato il pestaggio. Feroce. Tra le urla degli avventori del bar seduti ai tavolini e della gente che a quell’ora stava passando sotto i Portici.
Incuranti di tutto, i quattro hanno continuato a picchiare l’ambulante senegalese con inaudita violenza. Pugni, gomitate e poi calci, tantissimi calci al viso e al corpo mentre il giovane era inerme sul marciapiede, in un lago di sangue. Solo il coraggioso intervento della barista del San Carlo, che si è anche presa un pugno di striscio alla nuca, e di alcuni passanti hanno convinto i quattro ad allontanarsi. Una prima parte della fuga lenta, fatta quasi con strafottenza: guardandosi intorno e minacciando tutti. Poi, a passo più svelto verso il Grattacielo e infine nei vicoli dove sono riusciti a far perdere le tracce.
Dopo pochi istanti, sotto i Portici sono arrivate le pattuglie della squadra volante e un’ambulanza del 118. Mor Ndiaye, in stato d’incoscenza, è stato accompagnato all’ospedale, dove i sanitari gli hanno riscontrato un trauma cranico e lesioni al viso e ne hanno disposto il ricovero in osservazione. Le sue condizioni non sono gravi. Nel frattempo, sono partite le indagini. Gli agenti, coordinati dalla dirigente Bibiana Pala, hanno ascoltato numerosi testimoni: un aiuto potrebbe arrivare dalle telecamere delle banche.
SASSARI. «Basta, così non si può andare avanti. Sassari non è questa, questo è un fenomeno che dev’essere stroncato sul nascere. Occorrono maggiori controlli. Affronteremo il problema con prefetto, questore e comandante dei carabinieri, perchè è chiaro che non si può continuare così: i ragazzi e le famiglie devono poter uscire da casa e percorrere le vie della città serenamente, senza correre il rischio di essere coinvolti in episodi di violenza. Alcune zone sono diventate off limits». Il sindaco Gianfranco Ganau è capitato sotto i Portici pochi istanti dopo l’aggressione. Ed è stato attorniato da decine di persone infuriate che gli hanno chiesto a gran voce una sola cosa: sicurezza. «Signor sindaco, qui non si vive più. Non ci costringerà a fare le ronde come in continente?», gli ha urlato un giovane. «Ma che città sta diventando? Basta, troppo facile prendere i voti e poi disinteressarsi dei problemi», gli ha detto un gruppo di donne a muso duro. Il sindaco amareggiato non ha potuto fare altro che cercare di rasserenare gli animi e promettere interventi. «Ho immediatamente telefonato al questore e al comandante dei carabinieri – ha detto Gianfranco Ganau -. Se finora il fenomeno era stato minimizzato, quasi circoscritto a bande di bulletti minorenni, credo che questa volta sia stato oltrepassato il limite della tolleranza». (plp)