Le “convivenze non famigliari” sono “molteplici“, e la Chiesa è favorevole “a che in questa prospettiva si aiutino a individuare soluzioni di diritto privato e prospettive patrimoniali all’interno dell’attuale codice civile“. Le parole dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, neo presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, segnano una piccola rivoluzione nell’atteggiamento fin qui tenuto dal Vaticano sui diritti di gay e lesbiche. Sicuramente molto lontane da quel “baratro” in cui il cardinal Bagnasco, pochi giorni fa, vedeva precipitare l’Europa dopo il primo si francese al matrimonio per tutti. O dalle parole dello stesso Ratzinger che, solo un mese fa, attaccava qualsiasi forma di unione non eterosessuale sostenendo che “i matrimoni gay sono un attacco alla pace e alla giustizia“. E lontane anche da quel family day del 2007 con cui la Chiesa gridò tutta la sua contrarietà ai Dico, la proposta di legge del governo Prodi per la regolamentazione delle coppie di fatto. Proposta che non riconosceva i diritti della coppia ma dei singoli che compongono la coppia, ovvero proprio la soluzione di diritto privato su cui sembrerebbe ora indirizzarsi il Vaticano. La sterzata di mons Paglia ribalta la posizione vaticana anche sull’omofobia “Occorre inoltre vigilare sulle discriminazioni delle persone omosessuali nel mondo”, ha detto ieri “In oltre venti paesi l’omosessualità è ancora perseguita come un reato. Mi augurerei che come Chiesa combatteremo tutto questo”. Nel 2008 l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, monsignor Celestino Migliore, si espresse contro un progetto della Francia che chiedeva la depenalizzazione universale dell’omosessualità, contrarietà ribadita nel 2011 dall’osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio dell’Onu a Ginevra monsignor Silvano Tomasi che bollò la condanna dell’omofobia come “violazione dei diritti umani fondamentali”.
L’apertura ai diritti di gay e lesbiche di mons Paglia ci ha preso alla sprovvista e ci è difficile considerarla come la linea ufficiale del Vaticano, poichè smentirebbe tutti i suoi più alti vertici a partire dallo stesso Ratzinger.
Forse la decisa presa di posizione di Obama in favore della piena uguaglianza di gay e lesbiche, l’approvazione dei matrimoni o delle Unioni Civili negli USA, in Sud America ed in Europa, anche con l’appoggio dei partiti conservatori, ha spinto la Santa Sede ad adottare un atteggiamento più morbido nei confronti di gay e lesbiche. E forse ha contato anche l’esigenza di smarcarsi dall’estremismo omofobo della Russia di Putin e della gran parte dei paesi islamici, dove sono previste pene detentive e, in alcuni casi, anche la pena capitale.
Comunque sia, la presa di posizione del Presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ha paradossalmente riacceso i riflettori sui diritti di gay e lesbiche, argomento che sembrava quasi sparito dalla campagna elettorale italiana. Indicativo il dietro front di Mario Monti che, pochi giorni dopo il suo imbarazzato no ai matrimoni gay, dichiara “in questo come in altri temi dobbiamo andare nella direzione dell’Europa”. Ovvero verso il riconoscimento della piena cittadinanza per le persone omosessuali, con la condanna dell’omofobia e il riconoscimento di tutti i diritti a partire dal matrimonio, come da anni chiede Bruxelles. Ma Casini puntualizza che l’UDC resta contrario a matrimoni e adozioni, anche se rimane vago sulla possibilità di un riconoscimento dei diritti dei conviventi.
Fino ad oggi solo il centro sinistra ha espresso una posizione chiara sull’argomento, dalle unioni alla tedesca del PD al matrimonio gay di SEL e Rivoluzione Civile. Vogliamo sperare che questa timida, e non confermata apertura del Vaticano sui diritti di gay e lesbiche non sia solo un fuoco di “paglia”.
Movimento Omosessuale Sardo