“La parola Olocausto non può essere usata per i gay” Carlo Giovanardi, l’alfiere dell’omofobia cattolica, sceglie il 27 Gennaio, la giornata della memoria delle vittime del nazismo, per un nuovo attacco alle persone omosessuali.
Non poteva scegliere giorno migliore, l’omofobo Carlo Giovanardi, per esternare il suo pensiero teso a sminuire e relegare in secondo piano la persecuzione nazista nei confronti delle persone omosessuali. Come se la commemorazione fosse commisurata alla quantità o se la gravità dell’eccidio nazista potesse diminuire a seconda del numero esatto dei perseguitati. “la parola Olocausto puo’ essere usata solo ed esclusivamente per quel progetto criminale di cancellare dalla faccia della terra milioni e milioni di persone, sulla base soltanto del fatto che fossero ebrei.”. Per Giovanardi le uniche “vere” vittime dei nazisti furono gli ebrei “Che poi i nazisti abbiano perseguitato gli zingari, gli handicappati, gli omosessuali, ma attenzione, solo una fattispecie di omosessuali, perche’ ormai e’ dimostrato che una buona parte della dirigenza nazista e della SA erano omosessuali, compreso Hesse, facevano una differenziazione fra i comportamenti, gli atteggiamenti. Che siano stati perseguitati gli omosessuali, assolutamente si’, come purtroppo il nazismo perseguito’, gli zingari, le minoranze, gli handicappati, i subumani come li chiamavano loro“. Giovanardi non cita i criminali o gli avversari politici ma solo ebrei e minoranze problematiche che accomuna in un’unica parola, usata dagli stessi nazisti, che nega loro persino la dignità di esseri umani: i “subumani”. Le vittime omosessuali dei lager furono circa 10.000. Per loro i cancelli cominciarono ad aprirsi nel 1933, ma solo dopo il 1934 e l’eliminazione delle SA e l’inasprimento del paragrafo 175 nel 1935, la deportazione di omosessuali divenne sistematica. Inizialmente gli omosessuali vennero marchiati con una grossa A, che stava per “Arschficker” (sodomita), per poi essere rimpiazzata da un triangolo rosa. Gli omosessuali rappresentavano il gradino più basso dei lager, perseguitati dai nazisti e discriminati dagli altri internati. La mortalità dei prigionieri omosessuali era la più alta in assoluto, persino più alta degli ebrei. I nazisti distinguevano l’omosessualità “abituale”, non curabile, dall’omosessualità indotta da cause ambientali. In quest’ultimo caso il carcere duro, le cure psichiatriche e la castrazione erano considerati provvedimenti sufficienti.
L’omosessualità abituale, invece, era ritenuta una malattia degenerativa della razza ariana, il che spiega l’alta mortalità: sui gay vennero condotti esperimenti scientifici di ogni tipo, tanto da far loro desiderare di essere uccisi subito.
Si, considerato il significato che ha assunto nel tempo, potremmo anche non usare la parola Olocausto riferita agli omosessuali, ma sicuramente possiamo parlare di sterminio.
Un’ultima cosa: Giovanardi ha parlato delle SA e di Hesse. Purtroppo per lui non esisteva alcun gerarca nazista con questo nome. Forse si riferiva a Rudolf Hess, braccio destra di Hitler fin dai tempi del carcere. Non ci risulta che fosse gay, ma Giovanardi, che è pieno di amici gay, avrà di sicuro notizie più approfondite sull’argomento.
Movimento Omosessuale Sardo