Una donna aveva rifiutato di indossare quello con la scritta «papà». Il primario: ora al secondo genitore ne diamo uno con la dicitura «partner»
PADOVA – Un braccialetto per la mamma, uno per il bebè e uno per il… partner. La clinica ostetrica dell’ospedale di Padova ha deciso, di fatto, di «riconoscere» i genitori omosessuali con un apposito braccialetto. Da anni, dopo il parto, al polso del neonato viene legato un braccialetto con un numero identificativo. Lo stesso numero viene stampato al braccialetto donato alla madre. La clinica metteva a disposizione anche un terzo braccialetto che veniva dato al papà. I tre braccialetti erano diversi, non solo per grandezza. Ma anche perché su quello da dare alla madre era stampato il nome «madre», su quello per il papà la parola «padre». Tutto ha funzionato bene fino a due mesi fa, quando una donna ha rifiutato di ricevere un braccialetto destinato al papà. In ospedale aveva appena partorito la compagna, che come padre ha indicato nome e cognome dell’amica. La compagna ha firmato il registro dell’atto di nascita che in ospedale era stato sottoposto alla madre ma ha rifiutato di ricevere il «braccialetto del papà».
La direzione sanitaria della clinica ostetrica ha deciso di cambiare la dicitura dei braccialetti. Da «padre» in «partner». «Ormai non si può più ragionare in modo tradizionale – ha spiegato il primario Giovanni Battista Nardelli -, abbiamo preso questa decisione per non offendere la sensibilità di nessuno». Nardelli ha spiegato di aver avviato una serie di procedure per poter avere entro dicembre la qualifica di «ospedale amico delle mamme» grazie a modelli organizzativi e culturali all’avanguardia nel settore. Il bambino nato da due donne è stato reso possibile grazie alla fecondazione eterologa, un procedimento vietato dalla legislazione italiana ma ammesso all’estero, in cui il seme maschile proviene all’esterno della coppia. Quando la donna si è rivolta all’ospedale per il parto, non le sono state fatte domande sulla gravidanza e i medici l’hanno aiutata a mettere alla luce il bimbo, che ora ha due madri. Durante un incontro con la stampa, il primario Nardelli ha parlato anche dell’aumento di casi di uomini e donne che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita. Nel 2012 la Clinica ginecologica di Padova ha effettuato 388 trattamenti con 306 prelievi ovocitari e 267 trasferimenti embrionali.
Rassegna stampa, fonte corrieredelveneto.corriere.it