Rassegna stampa: da La Nuova Sardegna del 31 Marzo 2012
Marco Borrielli, di Chiaramonti, e la sua compagna ripresero due uomini durante un rapporto sessuale e poi chiesero 4mila euro per non diffondere la registrazione
SASSARI. Il video era decisamente compromettente. Qualcuno lo aveva filmato mentre faceva sesso con un altro uomo. Lui, ultrasessantenne, ne era consapevole ma certamente non avrebbe mai immaginato che i “cinereporter” (erano un ragazzo e una ragazza) lo avrebbero poi ricattato: «Se non ci dai quattromila euro – gli avrebbero detto al telefono e anche attraverso delle lettere fatte arrivare a casa per posta – divulghiamo il video».
La vittima di tutta questa storia è un ex funzionario statale di Sassari. L’uomo ha cercato di resistere finché ha potuto, poi ha deciso di mettere da parte pudore e orgoglio e ha fatto un passo importante. Tra giugno e luglio del 2010, dopo aver pagato con un assegno quanto gli era stato chiesto, soprattutto stanco delle minacce, ha deciso di denunciare i suoi ricattatori: Marco Borrielli, 34 anni, di Chiaramonti ma di fatto residente a Sassari e Daniela Vantu, 29 anni, romena. Quest’ultima, difesa dall’avvocato Gianluigi Poddighe, ha patteggiato due anni, mentre Borrielli, assistito da Marco Palmieri e giudicato ieri mattina con rito abbrevato, è stato condannato dal gup Carla Altieri a due anni e sei mesi di reclusione (il pm Roberta Pischedda aveva chiesto tre anni). Entrambi dovranno pagare una multa di seicento euro.
A carico dei due imputati non c’era solo l’estorsione ma anche l’accusa di contraffazione dell’assegno bancario con il quale la vittima aveva saldato il suo “debito”: Borrielli e Vantu avrebbero modificato l’importo da quattromila a ventiquattromila euro. Soldi che avevano ricevuto dalla vittima che non voleva saperne più delle continue minacce.
Una vicenda che lascia spazio a diverse riflessioni, d’altronde non è poi così comune che una persona decida di denunciare il proprio ricattatore, a maggior ragione se il rischio è quello di mettere in gioco la dignità personale raccontando a giudice e avvocati una storia molto intima. Ma il timore che quel filmato potesse essere diffuso era più forte di tutto. Come dire: meglio un tribunale che la pubblica piazza.
Nella fattispecie la vittima era consenziente, ha consapevolmente detto sì a quelle riprese hard durante il rapporto sessuale con un altro uomo. Forse pensava fosse un gioco, forse si fidava della persona che lo riprendeva. In ogni caso quanto è accaduto in seguito deve averlo sconvolto abbastanza se, dopo le ripetute minacce, ha scelto di rivolgersi a un avvocato e quindi denunciare la coppia. Non reggeva più, evidentemente, il peso dei ricatti. Troppi pensieri, tutta questa storia gli stava rendendo la vita impossibile.
E così si è arrivati al processo in abbreviato davanti al gup Altieri che, ieri mattina, ha pronunciato la sentenza di condanna nei confronti dei due imputati.