Ieri il ministro Ugandese per le questioni morali e l’integrità, Simon Lokodo, ha personalmente diretto l’assalto a un seminario preseduto da Kasha Jaqueline Nabagesera, presidente del gruppo lesbico, trans e bisex “Freedom and Roam Uganda” . Ne danno notizia il circolo Pink di Verona ed il Maurice di Torino in un comunicato che riportiamo integralmente
Nel maggio 2010 abbiamo avuto modo di conoscere la forza e la determinazione di Kasha Jaqueline Nabagesera, presidente del gruppo lesbico, trans e bisex “Freedom and Roam Uganda”. L’occasione era data dalla presentazione del documentario “The Kuchus of Uganda”, una nitida fotografia della situazione di un paese, l’Uganda, dove dal 2009 si tenta di far passare al governo una legge che vedrebbe aumentare gli anni di detenzione e le condanne previste contro chi commette il “crimine di omosessualità”, fino ad arrivare in alcuni casi alla pena di morte.
E’ con grande preoccupazione che apprendiamo dai media internazionali (non italiani, certo) quanto è accaduto ieri, 14 Febbraio a Entebbe in Uganda.
Il ministro Ugandese per le questioni morali e l’integrità, Simon Lokodo, ha personalmente diretto l’assalto a un seminario preseduto da Kasha, tentando di farla arrestare.
Pochi giorni prima in parlamento era stata presentata una revisione della proposta di legge anti omosessualità, che da qualche anno viene presentata, bocciata, modificata e ripresentata al fine di trovare il modo, presto o tardi, di farla passare in parlamento e diventare definitivamente legge.
Il governo Ugandese prende le distanze, dalla proposta di legge come da questo stesso episodio ma di fatto tace e permettere che l’oppressione dei diritti umani vada vanti. Come è avvenuto un anno fa quando David Kato, altro noto attivista e amico di Kasha, è stato ammazzato in casa propria dopo aver ricevuto minacce per anni. Le stesse minacce che riceve anche Kasha, vincitrice nel 2011 del premio Martin Ennals per i difensori dei diritti umani.
Il Circolo Pink di Verona e il Circolo Maurice di Torino esprimono piena e incondizionata solidarietà a Kasha e a tutti gli attivisti che assieme a lei lottano in Uganda per la propria vita e per i propri diritti. Diritti che vengono considerati gli ultimi, quando riconosciuti, i meno importanti (e questa volta possiamo dirlo, anche in Italia).
Abbiamo “sentito” poco fa Kasha, tramite un social network che usciamo per tenerci in contatto quando le notizie che arrivano da li ci fanno preoccupare.
“Iam okay en safe…” dice Kasha.
Ci auguriamo che non debbano essere soltanto attivisti LGBT e amici come noi a chiederglielo, ma che a preoccuparsi per la sua sicurezza e per la sua salute siano anche le istituzioni – Ugandesi e non – e tutte le associazioni che come Amnesty International, hanno immediatamente condannato e chiesto provvedimenti in tal senso.
Il Circolo Pink di Verona e il Circolo Maurice di Torino