Il gravissimo episodio accaduto a Velletri, dove 21 persone sono state arrestate per minaccia a corpo giudiziario, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato è piuttosto sintomatico. Le violenze sono state la risposta alla condanna di tre ragazzi per lo stupro di una sedicenne nel 2010. Per i familiari una condanna inacettabile. Avevano cominciato inveendo e aggredendo verbalmente la vittima e i suoi familiari. Dopo la sentenza si sono scatenati contro tutto e tutti. Con dei familiari così, appartenenti alla cosidetta famiglia naturale tanto cara al Vaticano, è facile capire come possano essere cresciuti i tre violentatori. Un fatto estremamente grave e che mette a nudo la degenerazione sessista e violenta della società italiana dopo 20 anni di berlusconismo. E’ forse questa, oltre alla crisi economica, l’eredità più grande che la destra ci ha lasciato ed estirparla sarà molto più difficile che risanare le casse dello Stato. Di seguito un articolo di repubblica di Roma
I familiari hanno reagito con violenza. Feriti agenti e funzionari. Messi in salvo i giudici. Ai fermati contestati i reati di minaccia a corpo giudiziario, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. L’Anm: contro le toghe campagna di delegittimazione
Non solo hanno devastato l’aula del Tribunale di Velletri e aggredito le forze dell’ordine, ma hanno anche tentato di picchiare i giudici che avevano condannato i loro parenti accusati di stupro. Le venti persone arrestate ieri sera, dodici uomini e otto donne, tutti familiari dei tre condannati per lo stupro di una sedicenne a Torvajanica nell’aprile del 2010, appena emesso il verdetto hanno scatenato l’inferno nell’aula del tribunale di Velletri, dove si celebrava il processo contro tre ragazzi.
Il collegio giudicante è rimasto bloccato all’interno di una stanza del tribunale. Al termine degli incidenti venti persone sono state arrestate dai carabinieri, di cui dodici uomini e otto donne di età compresa fra i 21 e i 66 anni. Per far tornare la situazione alla normalità sono dovuti intervenire rinforzi dei carabinieri giunti da Castel Gandolfo, Palestrina, Anzio e Colleferro. La polizia è intervenuta da Albano e Colleferro. Sei i carabinieri feriti e due i poliziotti. I venti fermati sono stati in un primo momento bloccati nella stazione dei carabinieri di Velletri e in nottata sono stati trasferiti nelle carceri di Velletri, Regina Coeli e Rebibbia in attesa di essere ascoltati dal gip per la convalida del fermo. I reati contestati sono di minaccia a corpo giudiziario, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.
La rissa è partita a seguito di una lite tra i parenti e gli amici dei tre ragazzi condannati e i familiari della vittima, ed è poi degenerata. I parenti dei tre condannati hanno anche inveito contro i tre magistrati del collegio giudicante. I tre condannati sono Emiliano e Nicolas Pasimovich, 20 anni, gemelli con origine argentine e rom e appartenenti ad una famiglia nomade, e Maurizio Sorrentino, 21 anni di Torre Annunziata, sono stati condannati a otto anni e sei mesi per avere violentato una ragazza che all’epoca aveva 16 anni.
L’ Associazione nazionale magistrati ha condannato “con sgomento e indignazione” la notizia del tentativo di aggressione contro i giudici del Tribunale di Velletri: Sabrina Lorenzo, Bianca Ferramosca, Gilberto Muscolo, e degli agenti in aula. “Come in molti altri casi di attacchi personali, intimidazioni, minacce rivolti a magistrati impegnati nel loro lavoro – scrive l’Anm – anche in questo ennesimo, intollerabile atto non è difficile individuare gli effetti di una lunga e irresponsabile campagna di delegittimazione della magistratura e delle sue decisioni. L’episodio, che addirittura ha visto il tentativo da parte dei facinorosi di entrare nella camera di consiglio, dove ha dovuto rifugiarsi per evitare danni fisici anche il pubblico ministero di udienza Giuseppe Patrone, non ha avuto conseguenze ancora più gravi solo grazie al tempestivo intervento delle forze dell’ordine. La vicenda ripropone con forza il problema delle misure di sicurezza degli uffici giudiziari e della presenza delle forze dell’ordine nelle aule, troppe volte sguarnite o presidiate in modo del tutto insufficiente”.
“Il processo è stato duro, difficile e la difesa degli imputati è stata spesso irriverente nei confronti della vittima e di tutti coloro che le hanno dato sostegno”, ha sottolineato in una nota Telefono Rosa, l’associazione a difesa delle donne che ricostruisce la vicenda all’origine del processo. “Micaela, una sedicenne rumena residente con la famiglia a Velletri, il 5 aprile 2010, giorno di Pasquetta, è stata violentata da tre ventenni. Con uno di loro Micaela aveva avuto una storia. I tre sono stati arrestati e sono rimasti in carcere nonostante i ricorsi presentati dai loro avvocati. Oggi, dopo 18 mesi di serrato dibattito si è avuta la sentenza”.
“E’ opportuno continuare a sostenere durante i processi le vittime di stupro o di qualsiasi forma di violenza – prosegue Carnieri Moscatelli – Invitiamo tutte le Associazioni ad intervenire nei processi affinché la società prenda atto che la violenza è diventata una costante in qualsiasi situazione ed è un danno notevole per la nostra democrazia. Invitiamo altresì gli avvocati difensori dei violenti a prendere atto della necessità di una difesa equilibrata e pacata abbassando i toni e pesando le parole”.