Omofobia alla malese

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Di Massimo Mele il 22 Novembre 2011. Nessun commento

Veto su Elton John e gay pride: l’altro volto di Kuala Lumpur

L’Islam li definisce «haraam». Sono i comportamenti proibiti dalla religione. E l’omosessualità è uno dei peggiori «haraam» che si possono commettere.
Ne sa qualcosa Elton John, coinvolto in una polemica sul suo «Greatest hits tour» che il 22 novembre deve sbarcare in Malesia.
«Non lo vogliamo: è gay e promuove l’edonismo. Non è un fatto accettabile nella cultura malesiana», ha detto Shahril Azman Abdul Halim, il portavoce del movimento giovanile Pas del Pahang, uno tra gli Stati più islamici della nazione.
A dare eco alla polemica è stato il Malaysian Insider, secondo cui Halim avrebbe affermato che permettere l’esibizione del cantante inglese sarebbe un incentivo «ai comportamenti promiscui, al consumo di alcolici e alla fornicazione tra i giovani malesiani, nonché una distrazione dai propri doveri religiosi».
NEL 2008 IL BOICOTTAGGIO A LAVIGNE. La protesta, però, non ha avuto effetti sul tour di elton John, che prima della Malesia ha in programma un concerto a Singapore e uno in Indonesia.
Gli organizzatori della tappa malesiana hanno preferito non commentare le parole del portavoce del Pas, concentrandosi sulla performance della star inglese.
Quello contro il cantante che ha pubblicamente ammesso di essere gay, però, non è il primo tentativo di boicottaggio di un concerto da parte del Pas, che nel 2008 aveva provato a fermare l’esibizione dell’artista canadese Avril Lavigne accusata di essere «troppo sexy per la Malesia».
Nonostante le critiche, la reginetta del pop aveva ottenuto l’approvazione governativa e si era esibita senza alcun problema davanti a migliaia di fan.

Pericolo repressione violenta al gay pride

Il boicottaggio della musica sgradita, non è l’unica manifestazione omofoba della Malesia negli ultimi mesi: per esempio c’è il veto da parte del Pas sul gay pride Seksualiti Merdeka (sessualità libera), festival annuale dedicato ai diritti del movimento Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) arrivato alla sua quarta edizione.
Il festival è sponsorizzato da Ambiga Sreenivasan, che aveva appoggiato anche la protesta Bersih 2.0, il forum di oltre 80 Organizzazioni non governative che a luglio ha chiesto elezioni pulite, trasparenza, giustizia, legalità, pari opportunità per tutti.
Tuttavia, visto il clima e i frequenti dissidi tra élite politica e gli apparati di sicurezza militare, non è escluso che la polizia possa effettuare una repressione violenta tra le strade di Kuala Lumpur se i manifestanti avessero intenzione di coalizzarsi per difendere i diritti degli omosessuali.
VETO PER COPRIRE LA CRISI. L’omosessualità in Malesia viene infatti ancora vista come un pericolo e un affronto, e si mischia alla causa politica in vista delle prossime elezioni.
In un comunicato stampa apparso sulla pagina web della manifestazione il co-fondatore Pang Khee Teik ha affermato che il veto è una conseguenza delle scorse affermazioni di alcune Ong affiliate al Seksualiti Merdeka, critiche verso la mancanza di aderenza ai diritti umani del governo.
Inoltre, il veto appare un diversivo per spostare l’attenzione pubblica dalla diffusione dei bilanci delle spese governative, tipicamente corrotte.
«Questa controversia è un chiaro esempio di come il Paese non rispetti i diritti umani, e non solo quelli dei Lgbt, ma di tutte le minoranze. Che si tratti di rifugiati politici o popolazioni aborigene, il governo se ne infischia», ha dichiarato un infuriato Pang Khee Teik, intervistato dalla stazione radio Bfm.
LA COSTITUZIONE TUTELA LA LIBERTÀ. Il vice presidente del Partito della giustizia popolare, N. Surendran, è intervenuto ricordando alle autorità e al ministero dell’Interno che, in base al diritto di libera espressione tutelato dall’articolo 10 della Costituzione, vietare il festival sarebbe un atto contrario alla Carta.
«Il diritto di esprimere la propria preferenza sessuale è contemplato. Dunque, l’inchiesta e il divieto non sono altro che un disgustoso abuso di potere», ha dichiarato Surendran a Malaysia Today.

Oltre alla sharia, persecuzione di legge contro gli omosessuali

I recenti problemi degli Lbgt non sono ancora finiti: i due Stati di Melacca e Pahang hanno avanzato in questi ultimi giorni una proposta di legge che, parallelamente alla sharia, la legge coranica, che già prevede la fustigazione e sino a 20 anni di reclusione, dovrebbe permettere di perseguire gli omosessuali musulmani.
In questo modo, se punito da entrambe le leggi – civile e religiosa -, un individuo potrebbe scontare una pena lunghissima.
Sui nuovi provvedimenti, il primo ministro dello Stato di Malacca, Mohd Ali Rustam, ha affermato in un’intervista alla Reuters che «troppa gente parla di proteggere i diritti umani, arrivando sino al punto di sostenere lesbiche e omosessuali. In Islam questo non è permesso, è contro la nostra legge».
Rustam ha anche precisato che i musulmani gay è previsto siano obbligati a frequentare un consultorio, affermando inoltre che si prevedono persecuzioni legali anche per gli eterosessuali che sostengono o hanno simpatie per i diritti dei Lbgt.
UNA SCUOLA ANTI GAY PER RIEDUCARE. Secondo il quotidiano The Star, il principale imam del Pahang Abdul Rahman Osman si è detto soddisfatto di appoggiare le leggi islamiche che tollerano la violenza contro gli omosessuali.
«Bisogna prendere misure concrete contro questo problema, che è contro la normalità e che non può essere accettato», ha affermato Osman.
Questi atteggiamenti estremi richiamano un episodio di aprile: 66 studenti tra i 13 e i 17 anni vennero inviati in una speciale scuola anti gay nello Stato conservatore del Terengganu per essere «rieducati» a modificare il proprio comportamento ritenuto troppo femminile in uno più mascolino.
IN PERICOLO TUTTA LA POPOLAZIONE. James Chin, direttore della Scuola delle arti e scienze sociali del distaccamento malesiano della Monash University di Melbourne, ha affermato al Malaysian Insider che i provvedimenti sulla popolazione omosessuale del Paese sono un’arma a doppio taglio, perché la maggioranza è musulmana. «Creando queste leggi per colpire le minoranze sessuali, il governo sta in realtà colpendo solo la propria gente», ha detto Chin.
Nel frattempo, la Malesia attende l’arrivo di Elton John e il Seksualiti Merdeka, impotente di fronte alle decisioni del governo musulmano.

Lunedì, 21 Novembre 2011 fonte lettera 43

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