“Non serve a nulla istituire Registri per le Coppie se dall’iscrizione ad essi non derivano diritti CONCRETI (esempio banale: se io ed il mio compagno ci iscriviamo a questo Registro abbiamo o no diritto di accesso all’edilizia popolare al pari delle altre famiglie?) e soprattutto se non si parte da azioni che CONCRETAMENTE tutelino il diritto innanzitutto delle singole persone a non essere discriminate”.
In una lettera aperta alle e ai consiglieri firmatari del registro appena approvato, Luigi Carollo, esponente del movimento GLBTQ palermitano, evidenzia tutti i limiti e le contraddizioni del documento appena approvato, pur ringraziando il consiglio per l’attenzione e la vicinanza dimostrata.
Strano ma vero. Anche a Palermo come a Firenze, il registro è solo carta straccia, nel senso che si tratta unicamente di un riconoscimento politico totalmente slegato dalle competenze amministrative della città. A Sassari è andata molto diversamente. L’accesso all’edilizia popolare, per le coppie gay e lesbiche, esiste già dal 1993, anno in cui venne modificato il regolamento su richiesta del MOS (allora ancora Arcigay Sassari) e, il registro approvato lo scorso Luglio, estende alle coppie iscritte il diritto allo stesso trattamento, da parte del comune, di quelle regolarmente sposate per tutto ciò che è di sua competenza.
Ovvia quindi la distanza delle associazioni GLBT dal documento approvato in comune “… a che serve inserire la specifica “a prescindere dall’orientamento sessuale” se non ci si pone il problema che una coppia “tutelata” formata da due individui singolarmente discriminati riscrive e sminuisce il concetto stesso di tutela? Se io ho paura di prendere bastonate per strada ed il mio compagno ha la stessa paura, pensate che possa incoraggiarci l’iscrizione ad un Registro? Per ottenere quale vantaggio? Quello di essere bastonati in due in quanto coppia?” scrive ancora Carollo.
In un comunicato, le tre associazioni GLBT di Palermo Arcigay, Associazione Omosessuale Articolo Tre, Associazione radicale David Kato Kisule-Radicali, esprimono lo stesso concetto: “Si tratta di un passo importante, del riconoscimento del fatto che in città esiste una minoranza numerosa che non resta in silenzio, che reclama attenzione e diritti. Otto anni fa una mozione molto simile è stata respinta; ma oggi, anche grazie a due pride che hanno visto una grandiosa partecipazione, il clima in città e nel Consiglio comunale è molto diverso.Quello che ci auguriamo, però, è che questo sia solo un primo passo verso una reale parità di dignità e diritti. La semplice istituzione del registro delle unioni civili, infatti, non è sufficiente, perché non cambia in alcun modo la vita quotidiana delle persone trans, lesbiche, gay e bisessuali della città. Per garantire un cambiamento profondo occorre che associazioni e istituzioni lavorino insieme in maniera più stretta di quanto non abbiano fatto fino ad oggi. Serve un centro di accoglienza per le persone trans, che spesso vengono cacciate da casa e si trovano senza mezzi per strada; servono percorsi contro le discriminazioni e il bullismo; servono percorsi di integrazione; servono, lo ribadiamo con forza, pari diritti e opportunità per tutti, indipendentemente da genere e orientamento sessuale“.
Ma l’approvazione del registro, che diversi anni fa era stato bocciato dal consiglio comunale, se considerato solo un piccolo timido passo verso il riconoscimento della pari dignità e tutela delle persone omosessuali, può rappresentare un fatto positivo “Anni fa sarebbe stato impensabile un registro delle unioni civili a Palermo:è un passo avanti, un segno che un percorso di crescita è stato comunque fatto. Anche grazie ai Pride, al lavoro della associazioni, e sopratutto grazie a chi si dichiara, chi ha smesso di nascondersi e di avere paura. Noi speriamo che a questo segnale seguano gesti concreti.” dichiara Daniela Tomasino, presidente di Arcigay Palermo.