SASSARI. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre del 1999, con la risoluzione numero 54/134, ha designato il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno in quella giornata.
In questo modo L’ONU ha scelto di ufficializzare una data che era già stata scelta come simbolica da un gruppo di donne attiviste, che si erano ritrovate all’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi tenutosi a Bogotà (Colombia) nel 1981.
La storia. Ricorda in una nota stampa l’associazione cittadina Noi Donne 2005 che la data ha un significato. È infatti quella del brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal, avvenuto il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Domenicana: si celebrano quest’anno i 50 anni. Quel giorno le tre donne dominicane si recavano a far visita ai loro mariti in prigione. Agenti del Servizio Militare di Intelligenza le bloccarono sulla strada e le condussero in un luogo nascosto dove furono torturate, massacrate in un feroce pestaggio e infine strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, allo scopo di simulare un incidente.
Il dramma dei numeri e delle percentuali. In Italia a partire dal 2005 diversi Centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare il 25 novembre ed è ormai una prassi consolidata di molte istituzioni e associazioni organizzare iniziative politiche e culturali in questa data. Nel 2007 100 mila donne (40 mila secondo la stima della Questura) manifestarono a Roma “contro la violenza sulle donne”, senza alcun patrocinio politico. È stata la prima manifestazione di grandi proporzioni sull’argomento in Italia e ha seguito di pochi mesi la pubblicazione della prima, e unica, indagine Istat sul fenomeno della violenza sulle donne, voluta e commissionata dal Ministero per le Pari Opportunità nel 2006.
In base a quella ricerca sappiamo che la violenza colpisce le donne senza differenza di età, colore della pelle o status sociale ed economico.
In Italia sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne che tra i 16 e i 70 anni sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita. 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%).
I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate. Il 69,7 per cento degli stupri, infatti, è opera del partner, il 17,4 per cento di un conoscente. Solo il 6,2 per cento è stato ad opera di estranei.
Peraltro nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità di essi (91,6%) non è denunciata. Quando a compiere la violenza è stato uno sconosciuto o un parente è maggiore la percentuale di donne che la definiscono un reato (circa il 28%), quando l’autore è un amico o un collega aumenta invece la percentuale di chi la reputa solo qualcosa che è accaduto (46,5% per il primo, 31,4% per il secondo).
Nell’isola. La Sardegna vanta dati in leggera flessione rispetto alla media nazionale per quanto riguarda il fenomeno della violenza globalmente inteso: su 100 donne 27 per cento hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita, mentre in Italia si arriva a 31,9 per cento. Si tratta per il 15,3% di violenza fisica, per il 20,3% di violenza sessuale, per il 4,4% di stupro. In linea o al di sotto della media nazionale anche i dati che prendono in considerazione il tipo di violenza e il soggetto che l’ha agita (partner attuale o ex partner nella maggioranza dei casi).
Ma se si vanno a verificare le forme della violenza fisica subita dal partner la Sardegna si pone al di sopra della media nazionale per i casi di minacce di percosse, di percosse con l’ausilio di oggetti contundenti, tentativi di strangolamento, soffocamento o ustione. Inoltre in Sardegna c’è una percentuale di tentato stupro del 24,9 % contro il 21,1% della media nazionale e un dato relativo a rapporti sessuali indesiderati subiti per paura delle conseguenze dell’81,1% contro il 70,5%.
Tutto questo è spesso raccontato in termini di cronaca pura e ciò in qualche modo avalla la tesi che si tratta di un fenomeno ineluttabile. I fatti che vedono protagonisti individui di nazionalità non italiana hanno poi un ingiusto risalto che porta le cittadine e i cittadini a percepire la violenza sulle donne come un problema di ordine pubblico, da contrastare con provvedimenti nell’ambito della sicurezza.
In questo modo si dimentica che il fenomeno ha radici nella cultura degli individui e della collettività e che nel nostro Paese è la casa, non la strada, il luogo meno sicuro per le donne.