Il 13 gennaio 1998 si diede fuoco a Roma in Piazza San Pietro per protestare contro l’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali. Morì dopo 10 giorni di atroci sofferenze nell’ospedale romano Sant’Eugenio, dove era stato ricoverato in fin di vita dopo che due poliziotti avevano cercato di spegnere le fiamme che lo avvolgevano.
Alfredo Ormando, orfano di padre e ultimogenito di una famiglia con otto figli di San Cataldo (Sicilia), due anni di seminario e un tormentato periodo universitario, si è immolato con la benzina in piazza San Pietro a Roma il 13 gennaio 1998.
Sua madre lo aveva sentito la sera prima. Alfredo le aveva telefonato dicendo che si sarebbe recato a Roma per motivi di studio. Gaetano Mangano, un affittacamere di Palermo, l’aveva visto due giorni prima e Alfredo gli aveva chiesto in prestito centomila lire.
Una donna che pulisce i gabinetti a piazza San Pietro vide Ormando mentre si versava addosso la benzina e poi correva avvolto dalle fiamme verso il centro della piazza.
Gli agenti di polizia subito lo soccorsero e uno di loro tentò anche di spegnere le fiamme usando la propria giacca. Prima di perdere coscienza Alfredo disse: “Non sono neanche stato capace di morire”.
Fu trasportato all’ospedale Sant’Eugenio dove morì dopo dieci giorni di atroce agonia.
Le lettere che si era portato appresso non furono pubblicate e la sala stampa del Vaticano rilasciò un comunicato stampa, dichiarando che Alfredo Ormando non si era suicidato a causa della sua omosessualità o in protesta contro la chiesa cattolica, ma perché aveva problemi in famiglia.
Ma, subito dopo la sua morte l’ANSA ricevette le sue lettere con la posta e ne pubblicò parte. (Racconto di Peter Boom, tratto dal sito di Arcigaymilano)
Noi vogliamo ricordarlo con il video di Paolo Ferrarini “Sandanski” che si è ispirato a lui nella realizzazione del video