“Matrimonio tra preti gay? Teologicamente corretto”

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Di Massimo Mele il 27 Gennaio 2011. Nessun commento

Può sposarsi un pastore protestante? Sì, se è un eterosessuale, no se è gay. Questo avviene finora in Germania, e il dibattito si sta accendendo su un eventuale cambiamento che sarebbe epocale

Da alcuni anni i gay tedeschi possono unirsi civilmente, in una forma giuridica simile ai Pacs francesi o alle civil partnership britanniche. Settimana scorsa otto vescovi emeriti hanno scritto una lettera a Christ & Welt, inserto della Die Zeit, per rimarcare la loro ferma contrarietà alla presenza di pastori gay uniti davanti alla legge nella comunità evangelica. Questa settimana la Die Zeit ospita la risposta dei teologi , affermando otto motivi per i quali il matrimonio gay è compatibile con il sacerdozio protestante.

NUOVI MODELLI – Ciò che viene predicato dai pastori non dovrebbe essere in contrasto con il loro stile di vita. Partendo da questo assunto, la teologa Stephanie Schardien rimarca come i sacerdoti protestanti possano essere single, divorziati, conviventi, forme di famiglia in passato non accettate ma ancora pienamente integrate nella comunità evangelica. Un cambiamento di prospettiva riconosciuto dalla Chiesa protestante negli ultimi decenni, perché non conta più la forma esterna nelle quali le relazioni vengono vissute, ma il loro modo di essere. Dove c’è amore, c’è una famiglia. Il modello, che si accorda al messaggio evangelico, è quello di un concorde, responsabile e armonioso vivere comune, e in questo non c’è differenza tra un matrimonio o un’unione civile.

L’ANTICA NATURALEZZA – L’uomo definisce da sé la sua natura, perché a differenza degli altri esseri viventi noi plasmiamo il mondo che ci circonda. In questo senso, essere gay, un orientamento sessuale che caratterizza fin dalla nascita chi lo è, sarebbe contro natura come la lettura o la scrittura. Neanche la visione solamente biologica del rapporto uomo e donna finalizzato alla sola concezione regge per la nuova dottrina luterana. Il teologo Bernd Oberdorfer rimarca come il compito della Chiesa non sia quello di confermare gli antichi pregiudizi, ma di mettere in discussione, come già fece Gesù, chi veniva escluso dalla società perché all’epoca era un barbaro, o anche una donna. “Se la Chiesa protestante si definisce una comunità radicalmente inclusiva, perché dovrebbe escludere solo i gay e le lesbiche?”

IL GRANDE AMORE DIVINO – Helga Kuhlmann evidenzia come Dio sia l’essenza stessa e anche la fonte dell’amore, e tutti coloro che si amano devono essere rispettati perché così si rispetta anche Dio. Dopo molti secoli la Chiesa protestante ha smesso per fortuna di discriminare chi trova l’amore in persone del suo stesso sesso, così che avere preti sposati con il loro partner non dovrebbe suscitare alcuna forma di protesta. La loro unione sarebbe un modello di amore per i fedeli, il vero messaggio che il matrimonio del sacerdote deve comunicare. “Contraddice l’amicizia e l’amore di Dio limitare la sua benedizione solo agli uomini che amano le donne, e viceversa. La sacralità della Chiesa, la sua appartenenza al Dio dell’amore, può invece mostrarsi, quando rafforza e difende l’amore in tutte le forme nei quali l’uomo lo vive”.

LE REGOLE DELLA BIBBIA – Il professor Peter Dabrock, teologo dell’università di Erlangen-Norimberga, chiede ai vescovi che contestano il matrimonio omosessuale sulla base delle Sacre Scritture quali cristiano vivano la Bibbia parola per parola? Nessuno sacrifica più i figli perché così ha fatto Abramo con Isacco, nessuno nega il ruolo sociale alla donna perché così era nelle società descritte nel Vecchio e Nuovo Testamento, nessuno tiene ancora gli schiavi anche se San Paolo lo permetteva ai cristiani. Il teologo Dabrock contesta ai vescovi la scelta di alcuni passaggi biblici per contrastare l’omosessualità, perché le Sacre Scritture sono una lunghissima e ricca collezione di testimonianze, che copre un arco temporale millenario, il cui messaggio è stato poi rimodulato con i cambiamenti sociali intercorsi. Martin Lutero si chiedeva che cosa spinge Cristo oggi, e la risposta è la fiducia, la fedeltà e la curiosità verso la diversità del giardino di Dio, non certo la riproposizione di antiche proposizioni dismesse a partire dagli anni sessanta.

MEZZA SACRALITA’ – Il teologo Michael Nausner invece pone il problema sull’unità della comunità cristiana di fronte al dilemma dell’omosessualità. Una preoccupazione che condivide con i vescovi, che però hanno sbagliato l’oggetto della loro lettera, visto che la loro condanna dei matrimoni gay per i pastori protestanti si basa su motivazioni di biasimo per l’omosessualità in generale. Una simile posizione trascende il problema del possibile impatto sulla comunità evangelica, e diventa un’inaccettabile condanna all’esclusione dei gay. Secondo Nausner il tema dell’unità cristiana va declinato come ha spiegato il teologo John Wesley, non come l’occasione di confronto per immutabili opinioni, ma come una domanda di un Cuore, che viene formato dalla fede in Cristo. E Gesù non ha mai pronunciato condanne a morte nei confronti di chi ama persone dello stesso sesso.

AUTENTICA FEDELTA’ – La differenza tra le unioni degli animali, spiegate dagli istinti, e il matrimonio degli uomini è il concetto di fedeltà. Nella cerimonia cristiana è questo il concetto più importante, che sostanzia la relazione davanti al Signore, la promessa della fedeltà eterna, qualsiasi cosa succeda. Il matrimonio diventa in questo senso la relazione più importante, specchio della fedeltà di Dio nei confronti del suo popolo. Secondo Johann Hafner nel momento in cui si accetta, come fa la moderna scienza, la presenza in natura di istinti omosessuali, un elemento non conosciuto all’epoca della redazione della Bibbia, non c’è nessuna base per negare il matrimonio tra gay. Le persone omosessuali possono esprimere nella loro relazione la stessa fedeltà che è la base del matrimonio eterosessuale, e chi nega questo cade in un discorso naturalistico ormai sorpassato nelle dottrina della stessa Chiesa protestante.

NOTTE DELLA COMUNITA’ – Ulrike Link-Wieczorek discute la penultima tesi della lettera degli otto vescovi protestanti, dove il matrimonio gay dei sacerdoti omosessuali era definito una sorta di punto più basso della comunità ecclesiale. La teologa rimarca come il concetto di omosessualità come orientamento contro la natura è stato ormai superato, e solo i fedeli della comunità protestante decidono chi potrà diventare il loro parroco. Se il matrimonio del pastore è accettato in caso di legame eterosessuale, allo stesso tempo non ci sono ragioni per respingerlo se questo è di natura omosessuale.

ECUMENE SBAGLIATA – Martin Hailer, che insegna Teologia ecumenica all’università di Erlangen, critica invece l’ultima tesi proposta dai vescovi protestanti, ovvero che accettare pastori legati in un un’unione civile con un partner gay preclusa il dialogo con le altri parti della comunità cristiana, ortodossi e cattolici, che rifiutano simili istituti. Secondo Hailer la tesi non è sostanziata dal vero dissidio presente per esempio con la Chiesa cattolica, che è la rottura con il vescovo di Roma e la sua linea di successione, non più riconosciuti come la guida dei fedeli cristiani. Inoltre, il dialogo non presuppone con le altre fedi non presuppone di certo disconoscere la propria dottrina.

Da giornalettismo.com

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