Sabato scorso la manifestazione per la liberazione di Bruno Bellomonte, in carcere da due anni senza alcuna prova. Contro di lui la ricostruzione che la polizia ha fatto sulla base di singole parole estrappolate da un discorso tra Bruno e Fallico, morto recentemente in carcere, in un ristorante di Roma. A Bruno la nostra solidarietà nella speranza che questa mostruosa privazione della libertà cessi immediatamente. Riportiamo l’articolo della Nuova Sardegna sulla cronaca della manifestazione che non abbiamo potuto seguire direttamente perchè impegnati nell’Europride di Roma.
SASSARI. «Così restituiamo la dignità alla faccia di Bruno, finita sui giornali come se fosse un terrorista». Mentre il portavoce di A manca pro s’Indipendentzia scandiva le motivazioni al microfono, cinque o sei compagni stendevano colla sulle pareti della stazione per affigere i manifesti rossi per «Bellomonte libero». Altri accendevano fumogeni rossi, mentre un gruppetto bloccava il trenino.
Sotto il sole del pomeriggio, amici e sostenitori dell’ex ferroviere in carcere a Viterbo per associazione sovversiva, hanno attraversato il centro della città. Per chiedere che il presunto ideatore dell’attentato mancato ad un G8 che poi, a La Maddalena, non si è tenuto, venga scarcerato. Per convincere i giudici romani che hanno respinto anche l’ultima istanza, il comitato «Pro Bruno libero» inizia una staffetta di scioperi della fame. Parte Patrizio Carrus, cagliaritano di 61 anni, di Sardigna Natzione, uno degli oltre 200 sostenitori di Bruno ieri alla manifestazione. Seguono Antonello Tidia, sindacalista Carbosulcis, Giampaolo Mereu e altri. Si concederanno due bicchieri di latte al giorno. «Il nostro è uno sciopero contro l’oppressione che stiamo subendo – ha spiegato Carrus – Bruno è in carcere, Fallico (arrestato con lui nel 2009, ndr) è morto lì come altri continuano a morire in prigione. E poi il lavoro che non c’è». Tutte le cause dell’isola derelitta riunite sotto la bandiera di Bellomonte, ex ferroviere in carcere dal 10 giugno 2009 per il suo collegamento con Luigi Fallico, appunto, ritenuto vicino alle nuove Br di Nadia Desdemona Lioce. Fallico è morto il mese scorso in cella, per infarto. «Ma come si fa a credere che stessero progettando un attentato con un aeroplanino telecomandato giocattolo. Io non credo a nessuna delle accuse, ma la cosa importante è che un cittadino non può stare in cella aspettando il processo – è il commento di un’amica di Bellomonte, Paola Angioni – e poi così lontano, prima a Catanzaro, ora a Viterbo, dove i familiari hanno difficoltà ad andarlo a trovare». Contro il destino riservato in realtà a tantissimi indagati e imputati, carcerati in attesa di sentenza, sventolavano tante bandiere: oltre a quella di A manca e Sardegna Natzione, i simboli di Sinistra Critica, Sotzialismu Indipendentzia, Collettivo marxista-leninista di Nuoro, Circolo Cento passi, Rifondazione Due di Oristano, che hanno portato all’Emiciclo e poi alla stazione, per terminare il percorso in via Roma, davanti al tribunale, per loro palazzo di ingiustizia e simbolo dell’arbitrio statale. «Certo che ci aspettavamo una adesione così alta», ha spiegato il portavoce di A manca, Cristiano Sabino, che dal microfono incitava a chiedere «Bruno liberu». «La causa di Bruno va oltre lui. È diventata il simbolo delle ingiustizie dello stato italiano nei confronti della Sardegna». Ma è possibile che tutti i giudici siano così politicizzati? «Hanno attaccato lui per fiaccare il movimento e provocarlo – ha spiegato Sabino – Se alle scorse amministrative a Sassari Bellomonte ha preso l’1,3 per cento vuol dire che tanti credono nella nostra attività politica». Alla conferenza stampa di ieri mattina a Cagliari, la moglie di Bellomonte, Caterina Tani, aveva sintetizzato: «Sta pagando per quello che è, un indipendentista comunista».